Negli ultimi mesi è stato scritto più volte: Solo: A Star Wars Story è stato un flop colossale in termini di incassi, malgrado la critica gli abbia riservato qualche parere positivo.
Secondo alcuni esperti, la causa del flop andrebbe cercata nella troppa vicinanza con Star Wars – Gli Ultimi Jedi e della (troppa) attenzione che la Disney avrebbe dedicato ad Avengers: Infinity War, mettendo in secondo piano lo spin-off – e la relativa campagna promozionale, col conseguente marketing – dedicato al film sul giovane Han Solo.
Ora, in un ‘intervista all’Hollywood Reporter, il CEO della Disney Bob Iger ha affermato di volersi prendere tutta la responsabilità per il flop del film:
Sono stato io a prendere la decisione sulla finestra di release e, osservando retrospettivamente il tutto, credo che l’errore che ho commesso – di cui mi assumo tutte le responsabilità – sia stato un po’ troppo collegato alla fretta. Nel futuro andremo meno spediti, ma questo non significa che non faremo altri film di Star Wars.
In futuro, Iger promette che le valutazioni non saranno viziate dalla fretta e che le uscite di ogni film saranno ponderate. Non esclude, però, che dopo l’Episodio IX diretto da J.J. Abrams la saga possa prendersi una pausa.
Il che non guasterebbe.
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Non sono d’accordo… sto leggendo sempre più spesso articoli che hanno lo stesso tipo di ‘sapore’: autori, registi e producer vari che si colpevolizzano per presunti flop cinematografici. Come si fa a ragionare con un metro di paragone come il semplice incasso, quando i film restano al cinema solo pochissimi giorni? Ormai l’industria del cinema ha preso la parte peggiore della new generation: tutto deve esser fast, si deve accedere con i salta coda, si hanno pochi giorni di vita di una pellicola in sala, quando addirittura non si hanno solo due/tre giorni, come nel caso di opere giapponesi o biopic su artisti di vario genere.
E’ facile dire “non ha fatto il risultato sperato”, quando in effetti costringi il pubblico a correre, pagare cifre a volte anche sensibili, per un film che pochissimo tempo dopo già sparisce, nel frattempo Hollywood sembra affannarsi, senza il supporto dei partner cinesi sembra un colosso destinato allo sgretolamento. Che ci sia dietro anche il brutto vizio di aver mantenuto costi di produzione e di impianto ad alte cifre?
Gli attori chiedono un compenso in linea con la loro fama, ma.. tolti i costi di realizzazione, di pubblicità e di distribuzione, si crede veramente che in pochissimi giorni, si riesca a rientrare delle spese? Senza considerare poi che l’industria cinematografica è ormai preda di un gorgo produttivo senza speranze: ormai se non è un remake di un prodotto di successo, o un sequel, un prequel o comunque qualcosa legato ad un brand già vincente, sembra quasi non interessare, finendo con il proporre alla platea un piatto già riscaldato, prima ancora che venga impiattato (salvo rare eccezioni tipo Jumanji, ad esempio).
Il tuo è un discorso complesso che richiederebbe l’ausilio di un economista per poter affrontare in toto la questione. Da parte mia posso dirti che non hai tutti i torti e, nel caso specifico, Bob Iger ha fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi altro producer: un’ammissione di colpa per quello che è stato – oggettivamente – un flop. Il film, però, ha avuto un notevole supporto produttivo ed è rimasto nelle sale per diverso tempo. Evidentemente, complici anche le traversie produttive in cui è incappato, non è riuscito a far presa sul pubblico. Poi è vero, lo standard di Hollywood negli ultimi anni prevede che si punti su prodotti pre-confezionati (franchise e saghe) a discapito di film più “di nicchia” che faticano a trovare pubblico. E questo discorso vale anche (se non soprattutto) per l’Italia.
Beh.. non so quanto possa interessare ad un economista, personalmente ho solo fatto due calcoli (molto a spanne), come padre di famiglia e persona che ama il cinema da sempre.
😀
Sicuramente ci sono anche da tenere in considerazione differenti mercati ed abitudini, però vedo che anche oltreoceano si stanno sempre più lamentando del medesimo problema, poco tempo in sala, lanci stratosferici e poca fiducia in chi acquista, o forse eccesso di fiducia nel fatto che tanto il brand godrà del supporto degli affezionati. Sorpresa.. che sia una saga di fantascienza, una storia fantasy, una commedia moderna o un film di costume, la gente si sta annoiando facilmente, bisognerebbe tornare a proporre qualcosa capace di far restare a bocca aperta lo spettatore. Ma non è più un mondo che riesca a sorprendersi per qualcosa, o forse si?
Il cinema può e deve ancora sorprendere. Le potenzialità ci sono, le idee anche ma bisogna che i produttori comincino ad assumersi qualche rischio in più. Fare affidamento, per esempio, al solo mercato home video o al franchise rischia di abituare male il pubblico che invece deve considerare l’esperienza in sala come un fenomeno visivo e sonoro incomparabile.