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Captive State, recensione dello sci-fi politico di Rupert Wyatt

Siamo stati all’anteprima di Captive State, uno degli sci-fi più attesi in questo inizio di 2019. Questa è la nostra recensione.

Il film è stato diretto da Rupert Wyatt (L’Alba del Pianeta delle scimmie), ha tra i protagonisti John Goodman e Vera Farmiga.

Pianeta Terra: La popolazione divisa fra sostenitori ed antagonisti della forza di invasione aliena che, ormai da nove anni, ha conquistato il mondo si prepara all’evento clou, lo Unity Rally – che suggellerà l’accordo fra i terrestri e gli extraterrestri – che si terrà in una Chicago ormai sotto stato di assedio.

Forze terroriste che agiscono sotto il nome di Fenice, usano l’immagine del Rafe Drummond (Jonathan Majors) morto da eroe anni prima, quale martire e stendardo di una rivolta che sembra non riuscire a decollare. A margine, le vicende di alcuni personaggi, fra i quali Gabriel (Ashton Sanders), fratello di Rafe e William Mulligan (John Goodman) poliziotto compagno di pattuglia del padre dei fratelli Drummond che cerca in tutti i modi di fermare le forze terroristiche che invadono la propria città.

Recensione

Captive State si presenta da subito come un bel film di spionaggio, dove la fantascienza è solo il pretesto per raccontare situazioni e drammi di una popolazione dominata da una forza di invasione straniera. Se si parlasse dei conquistadores spagnoli del diciassettesimo secolo, l’effetto narrativo sarebbe lo stesso. Il breve incipit, che ci conduce al 9° anno di dominazione, aiuta a definire gli eventi e le situazioni che da lì a breve si andranno a creare.

La narrazione, volutamente lenta e discorsiva per la prima metà del film, porta lo spettatore verso un susseguirsi di eventi che saranno – fortunatamente – sempre più intriganti fino una conclusione, per nulla scontata, e che da una sferzata finale ad un progetto comunque ben riuscito.

Rupert Wyatt, da esperto del genere sci-fi, ha creato col suo film un’ambientazione perfetta, con gli alieni appena accennati, visibili solo come elementi di contorno e mai da protagonisti, se non in brevi scene.
Le astronavi sono particolari ed al di fuori dei classici canoni sci-fi, e questo è un altro elemento a favore del film. La fotografia, ottima, è stata affidata a Alex Disenhof, mentre le musiche – anche in questo caso ottime – sono di Rob Simonsen (Vita di Pi). John Goodman è ben inserito in un ruolo che lo vuole dimesso, cionostante rappresenta una delle sorprese più belle della pellicola.

In conclusione, Captive State non è un classico film di fantascienza a cui poter indirizzare i patiti del settore, ma un ottimo film indirizzato soprattutto agli appassionati dei film di guerra e di azione, con venature politiche.

Captive State sarà nelle nostre sale dal 28 marzo 2019.



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