Commento a Star Trek: Discovery 2 – Forse ne ho abbastanza…
Star Trek: Discovery 2 è appena terminata con uno scoppiettante episodio numero 14. Ecco il commento di un trekker all’intera seconda stagione.
La prima stagione di Star Trek: Discovery (qui) ha avuto il demerito di distruggere totalmente tutte le mie speranze di trekker di vecchia data, voglioso di ritrovare un prodotto che riuscisse a trasmettermi le stesse emozioni che provavo nel vedere Star Trek: The Next Generation o Deep Space Nine.
La seconda stagione, diciamolo subito, rappresenta un moderato miglioramento rispetto alla prima, senza però neanche lontanamente avvicinarsi a quelli che, a mio avviso, sono gli standard minimi richiesti da una serie televisiva che porti il glorioso marchio Star Trek.
Soprattutto nella prima metà, questo secondo capitolo della serie riesce a sfornare episodi molto belli e soprattutto molto trekkiani, fatti della tanto agognata esplorazione di quei “strani, nuovi mondi” senza i quali tanto vale guardarsi Star Wars o The Expanse. A rendere questi primi episodi ancora più gradevoli ed aderenti al canone di Star Trek c’è la grande aggiunta della stagione, il capitano Christopher Pike.
Il suo arrivo sulla U.S.S. Discovery rappresenta, senza dubbio, il punto più alto di questa seconda stagione, toccato come detto nei primi 5 o 6 episodi. Grazie alla meravigliosa interpretazione da parte di Anson Mount, Pike dà subito l’idea di essere un personaggio “trekkiano”, che c’entra con il canone, con la serie. Proprio per questo, la scelta degli sceneggiatori di non rinnovare il capitano per la terza stagione, risulta quanto mai discutibile.
L’altro peso massimo ad entrare in questa seconda stagione di Star Trek: Discovery è Spock, interpretato da Ethan Peck. Qui secondo me andiamo male, molto male e, non casualmente, l’arrivo sulla scena dell’ufficiale vulcaniano segna un mostruoso calo di ritmo della serie, che torna ad essere pesante e noiosa come nella prima stagione. Il problema non è Spock di per se stesso, ma l’idea malsana alla base della sua ricomparsa.
Voglio dire che questa continua necessità di ritirare fuori pezzi dal passato di Star Trek (Pike, Spock, L’Enterprise, i Klingon…) manifesta clamorosamente la totale mancanza di innovazione, di nuove idee, di nuovi mondi che è uno dei principali mali di Star Trek: Discovery. Questi grandi cimeli del passato non bastano a nascondere una trama che, se possibile, in questa seconda stagione è diventata ancora più delirante ed insulsa.
Questa storia della tuta spazio-temporale alla Iron Manè una buffonata colossale, un vero e proprio insulto a chi per decenni ha amato Star Trek e le storie che questo franchise è stato capace di veicolare. Dietro Michael Burnham in versione Usain Bolt e il cattivo Leland in versione Terminator c’è un vuoto di idee grosso come un buco nero e neanche lontanamente colmato da effetti speciali di straordinaria bellezza.
Ancora una volta, così come lo scorso anno con la guerra contro i Klingon, la singola trama di una stagione viene risolta in maniera goffa, impacciata ed eccessivamente improvvisata, tra una scazzottata, una tuta spaziale e molti siluri fotonici, senza che allo spettatore rimanga assolutamente nulla su cui riflettere e pensare. Semplicemente, ti svegli una mattina ed è tutto apposto. Tutti vissero felici e contenti.
Purtroppo una trama così povera è dovuta anche alla scelta della protagonista, alla pessima recitazione dell’attrice che la interpreta e all’eccessivo peso che gli sceneggiatori continuano a dare ad un singolo personaggio. Si, Michael Burnam, interpretata da Sonequa Martin-Green è un vero disastro, un pianto, il vero e immenso tallone d’Achille di questa serie.
Star Trek, anche nei casi di colossi immensi come Picard, non è mai stato un One Man/Women Show. Discovery è invece totalmente basata sulla storia di un personaggio IMMENSAMENTE NOIOSO, con un tono sempre drammatico, lagnoso e pedante, che non trova poi corrispondenza in una trama che di drammatico ha ben poco, tanto poi nell’ultimo episodio delle stagioni finisce sempre tutto a tarallucci e vino.
Non è assolutamente un caso che i pochi, bellissimi episodi di questa seconda stagione, siano quelli che vanno al di fuori della trama principale e dei petulanti drammi di Burnham. Vorrei che nella terza stagione si ripartisse da li, dalle idee, dai tanti personaggi originali e non dai lamenti e dai piagnistei, ma già so che non sarà così e forse ne ho abbastanza.
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