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Cult Classics – La recensione de IL FANTASMA DEL PALCOSCENICO (Brian De Palma – 1974)

Oggi parliamo di un grande capolavoro, il musical horror di Brian De Palma, Il fantasma del palcoscenico, vero delirio glam.

Trama:

il film è un adattamento molto libero del famoso “Il fantasma dell’opera” e parla di un uomo, Winslow Leach, che firma un contratto con la Swan records.

Ma, accidentalmente rimane sfigurato e accidentalmente si innamora. Questo porta l’uomo ad una discesa all’inferno, reale e metaforica insieme.

Il nostro giudizio:

grande opera glam che pesca a piene mani anche nel genere Goth, il film di Brian De Palma è una pietra miliare dei musical e dell’horror in generale, mescolando tragedia, sangue, musica e vendetta in un mix eccitante e coinvolgente.

Il protagonista, interpretato da William Finley, è una grande maschera tragica che ha nel suo viso già scritto il destino infelice che lo accompagnerà. Finley ha una faccia molto particolare di suo e, con il look azzeccatissimo del fantasma e un trucco perfetto, aumenta il senso di tragicità del personaggio. Il look del fantasma è una delle maschere più riuscite e azzeccate della storia del cinema.

L’opera non si limita a adattare Il fantasma dell’opera ma pesca e rielabora in maniera originale dai grandi classici del cinema. Infatti si vede una riedizione della scena della doccia di Psycho, il piano sequenza iniziale de L’infernale Quinlan e ancora evidenti riferimenti al Faust e a Il ritratto di Dorian Gray, rielaborandoli in maniera geniale.

La regia è mobile, dinamica, volante, ricca di trovate. De Palma si diverte come un matto a creare situazioni e riprese originali e bizzarre senza stancare mai e tutte funzionali al racconto, dimostrando di essere un vero padrone del mezzo e del senso di regia.

La recitazione dei personaggi è eccessiva, debordante, quasi melò, accentuata da luci al neon e votata al barocco più estremo come solo negli anni ’70 si riusciva a fare. Ottima Jessica Harper e favoloso lo Swan interpretato da Paul Williams che è anche l’autore delle canzoni. Stupenda la scena finale col matrimonio sul palco: vero delirio cinematografico insuperabile!

Il film fa anche grande uso dello split screen, tecnica molto usata negli anni ’70, con lo scopo di dividere lo schermo in più parti. Guardate la scena dello spettacolo con la bomba nell’auto per capire come si deve utilizzare questa tecnica al meglio.

Il fantasma del palcoscenico è un’opera pazzesca, eccezionale, veramente scatenata, che fa capire che ventata di novità sono stati gli anni ’70 al cinema e di cosa si osava fare. Per chi scrive, superiore perfino al Rocky Horror Picture Show, il film è un dramma gotico che non lascia indifferenti e che colpisce ancora a distanza di anni.

Sia il pubblico che la critica hanno snobbato completamente il film di De Palma, forse perché troppo anticipatore dei tempi. E’ stato un flop clamoroso in tutto il mondo, tranne a Winnipeg in Canada, e non si sa il perché. Solo ora il pubblico ha iniziato a riscoprirlo e ad amarlo per quello che è.

Una curiosità interessante: i costumi sono curati da Sissy Spacek, che, dopo qualche anno, diventerà attrice e reciterà in un film come protagonista proprio di Brian De Palma, Carrie – Lo sguardo di Satana. Sarebbe fantastico un remake con Marilyn Manson e Lady Gaga come protagonisti: cosa aspettate?

Cast:

Brian De Palma è un maestro indiscusso della regia che ha firmato fior di capolavori il cui elenco sarebbe lunghissimo. Nel ’74 era reduce da Le due sorelle e, dopo questo musical firmò Complesso di colpa. Amante dei classici del cinema e, soprattutto, di Alfred Hitchcock, De Palma sta lavorando sul suo prossimo film che si chiamerà Lights out, a breve in uscita.

Il fantasma è interpretato magistralmente da William Finley, morto nel 2012. Ha collaborato molto con De Palma con cui ha girato Le due sorelle e Black Dahlia, che è stato il suo ultimo film. Ha partecipato a molti film horror e anche nella serie TV Sabrina, vita da strega.

Paul Williams scrive le canzoni e interpreta il mefistofelico Swan. Ha scritto canzoni per numerosi film come Ishtar e la serie Tv Love Boat. Come attore ha prestato la sua voce per la serie a cartoni animati Adventure time e si è visto nella serie TV Community.

Favoloso e da Oscar il montaggio pirotecnico del film che imprime ritmo e tragicità all’opera. Paul Hirsch è un bravissimo montatore che ha messo mano ad alcuni capitoli della saga di Star Wars e a Mission: impossible di De Palma. Dopo aver curato Warcraft – L’inizio, ora sta lavorando al nuovo The mummy con Tom Cruise.

Naturalmente nessun premio per questo capolavoro dimenticato se non una misera nomination alla migliore colonna sonora, come anche per i Golden Globes. Però ha vinto come miglior film al Festival del cinema di Avoriaz.

La scena da incorniciare:

per tragicità cito l’incidente nella pressa dei dischi del povero protagonista. Una scena che ricordo ancora a distanza di anni.

Da Oscar tutto il pezzo del concerto dei The undeads che, tagliando con le chitarre pezzi dagli spettatori creano Beef, una sorta di Frankestein glam. Mentre lui suona un pezzo scatenato, il Fantasma lo uccide con una freccia al neon: cult!

Ecco il trailer originale e la scena del concerto degli Undeads:


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2 thoughts on “Cult Classics – La recensione de IL FANTASMA DEL PALCOSCENICO (Brian De Palma – 1974)

  1. Bel film! Effettivamente piuttosto esagerato, ma allo stesso tempo affascinante.

    “Una scena che ricordo ancora a distanza di anni.”

    Scusa, quindi non lo rivedi da tanto?

  2. Grazie Francesco della tua participazione alla discussione, è bello avere lettori attenti. Questo è uno dei miei film preferiti. In giovane età l’ho visto svariate volte, poi ho passato un lungo tempo senza vederlo e l’ho rivisto recentemente nell’edizione 2015 del Torino Film Festival. Mi ha colpito molto, a distanza di anni, per la sua attualità e per il suo virtuosismo.
    Il Festival di Avoriaz è un grande festival ma la regia di De Palma così ricca di citazioni e così pirotecnica avrebbe meritato, a mio avviso, una nomination agli Oscar.
    Grazie del contributo e torna a trovarci.
    Marco Nuzzo

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