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David di Donatello 2016 – Considerazioni e commenti sui vincitori e sui vinti

A mente fredda, trascorsa la notte in cui si è potuto formulare qualche pensiero oggettivo sui David di Donatello, è giunto il momento di fare qualche considerazione a riguardo, ovvero rivelare ciò che ci è piaciuto e ciò che invece ci ha lasciato l’amaro in bocca.

Cominciamo col dire che Sky, che ha trasmesso la cerimonia in diretta su tre canali (più uno sul digitale terrestre) ha riconsegnato una certa dignità ai David che negli ultimi anni erano stati relegati sulla Rai in seconda serata, anche grazie alla verve di Alessandro Cattelan che ha svolto il suo compito con ironia e capacità d’intrattenimento.

Ora, passiamo alle premiazioni. Con le sue sedici nomination, Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti è stato il film rivelazione di quest’anno, e infatti non ha deluso le aspettative, aggiudicandosi ben otto premi (miglior produttore, attore protagonista, attore non protagonista, attrice non protagonista, attrice protagonista, montaggio, regista esordiente e Mercedes Benz Future Award): niente male per un film d’esordio che sceglie un genere inusuale nel nostro cinema il cui coraggio è stato premiato dall’Accademia. Tutti premi giusti, ma ci sentiamo di riservare qualche perplessità sul premio dato a Ilenia Pastorelli, esordiente, come miglior attrice protagonista: una buona interpretazione, certo, ma Paola Cortellesi ha fatto molto meglio in Gli ultimi saranno ultimi. E’ stata premiata l’innovazione, e tant’è.

Sempre di coraggio si parla con Il Racconto dei Racconti – Tale of Tales di Matteo Garrone che per la prima volta si cimenta col genere fantasy. L’Accademia, infatti, lo ha premiato con sette David, quasi tutti tecnici come era lecito aspettarsi: regia, effetti speciali, fotografia, scenografia, trucco, acconciature, costumi. Al film del “rivale” Paolo Sorrentino, Youth – La giovinezza, sono andati solo i premi per la colonna sonora a David Lang e quello per la miglior canzone. Il film ha vinto numerosi premi in Europa, a all’Accademia questo non sembra aver interessato più di tanto.

Il grande escluso è Non essere cattivo, il film postumo di Claudio Caligari, che si è aggiudicato esclusivamente il premio per il miglior fonico in presa diretta; un po’ poco, soprattutto pensando alle intense interpretazioni di Luca Marinelli, che ha vinto il premio come attore non protagonista per Lo chiamavano Jeeg Robot, ma avrebbe meritato di vincere (anche) questo, e di Alessandro Borghi. Sarebbe stato bello, o sicuramente emozionante, vedere assegnato il premio per la regia a Caligari come ultimo riconoscimento a un regista troppo spesso snobbato e, magari, anche quello per il miglior film. Peccato.

A Non essere cattivo è stato preferito Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese che, oltre al premio per la sceneggiatura, è stato decretato miglior film. Una commedia che mette sul tavolo i segreti nascosti nei cellulari delle persone che sarà piaciuta ai membri dell’Accademia per l’affiatato cast e per la brillante sceneggiatura. Ma meritava di vincere il premio più importante? Se è vero che questi David hanno rappresentato la voglia di cambiamento nel cinema italiano, allora il premio sarebbe dovuto andare al film di Caligari per la sua forza e la sua volontà.

Qui tutti i vincitori.


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