manetti bros intervista

“Diabolik non sarà un musical” – La nostra intervista ai Manetti bros.

A Como, durante l’edizione 2018 del Noir in Festival, abbiamo intervistato i celebri Manetti Bros, registi di Ammore e Malavita e L’ispettore Coliandro.

Il loro talk è stato soprattutto un omaggio alla vita e alla carriera di Stan Lee, morto recentemente e creatore dell’universo Marvel. Da appassionati di fumetti quali sono, i Manetti Bros. hanno parlato dell’importanza di Stan Lee nel mondo dei media e nella loro vita. Inoltre, è notizia di questi giorni, i due registi hanno commentato il loro prossimo progetto che arriva proprio dal mondo dei fumetti: Diabolik.

Ecco la nostra intervista ai Manetti Bros.


Volevo chiedervi se ci raccontavate qualcosa su due film di cui voi siete produttori: “Letto n°6″ e “Tutte le mie notti”.

Noi facciamo i produttori un po’ da sempre, ma da un paio d’anni, con la nostra società Mompracem, il nome la dice tutta su che tipo di società vuole essere, insieme a Carlo Macchitella, ci stiamo proponendo di portare una cosa in Italia: un sereno miscuglio di qualità e spettacolarità. Tutte le mie notti avrà un’uscita imminente, è un film che abbiamo ereditato, ma ci ha subito trovato in linea con Manfredi, il regista, che è un ragazzo di talento. E’ un film elegantissimo, molto diverso da quello che facciamo normalmente noi e siamo felici di fare qualcosa di diverso e dovrebbe uscire in sala prima dell’estate. Letto n°6 è un pezzo di cuore nostro, per tanti motivi: prima di tutto è un nostro progetto precedente su cui stavamo lavorando, ma dopo il successo di Song’e Napule e l’insuccesso di Paura 3D, abbiamo capito che noi siamo troppo solari per l’horror e che è un genere che non fa per noi. Inoltre, Milena Cocozza, la regista, oltre ad essere un’amica, lei crede fermamente ai fantasmi, quindi le abbiamo lasciato volentieri il progetto in mano, perchè noi avremmo fatto un film di genere, mentre lei farà un documentario! Ci sembrava giusto dare questa nostra storia ad una regista che crede ai fantasmi, lei sta girando adesso, i risultati sono fantastici, ogni tanto ci mandano dal set delle clip del film ma non è stata ancora decisa una data di uscita.

Voi avete lavorato con Ennio Fantastichini ne L’arrivo di Wang, che ricordo avete dell’attore scomparso da poco?

Ci tocca rispondere sempre allo stesso modo ma è solo quello il modo. E’ una cosa che ci ha toccato tanto. Noi siamo qui per parlare della morte di Stan Lee, ma un conto è morire a 90 anni e oltre, un conto è morire prima. E’ un discorso delicato, doloroso per noi, sia parlarne che pensarci. Ci teniamo a dire che era un grandissimo attore, uno dei più grandi che avevamo, un uomo fantastico, anche se sembra banale dirlo, vitale, umano, pieno di sentimenti. Con lui abbiamo fatto un film importante, che lui amava tantissimo, e ogni volta che ci si sentiva o ci si vedeva si sapeva che avremmo fatto qualcosa insieme di nuovo, prima o poi, e questo non succederà. Poteva essere un ottimo Ginko, per Diabolik.

Qual è il vostro modo di lavorare? Come fate a saper cogliere il sapore di ogni città che filmate, come se voi foste del luogo, come è successo per Napoli in Ammore e malavita?

La nostra risposta è secca e una sola: siamo degli umili osservatori e non partiamo mai con giudizi e pregiudizi verso nulla e nessun posto. Quando ci sentiamo di dover girare in un posto, ci andiamo con tanta umiltà, tanta voglia e tanto amore. Noi non amiamo l’occhio degli americani, per esempio, quando filmano l’Italia. Per esempio, siamo stati sul set di Hudson Hawk, il film con Bruce Willis, giravano una scena in Piazza di Santa Maria in Trastevere in cui passava un pulmino e Bruce cascava sul tetto di questo mezzo, e c’erano le galline che giravano, ma tu basta che stai 5 minuti a Roma e vedi che non ci sono poi tante galline che girano per la città. Quindi ci sentiamo di sottolineare il rispetto che abbiamo verso i posti che raccontiamo e raccontiamo quello che vediamo. Noi abbiamo quasi una tecnica, perchè scriviamo di un posto ma, quanto più vi stiamo dentro e conosciamo meglio il posto, più riscriviamo buona parte delle scene, in base a quello che vediamo e che impariamo.

Voi lavorate di scrittura e di regia sempre insieme, o vi dividete i compiti, un po’ come fanno i fratelli Coen?

La regia ce la dividiamo tra noi due, Marco si dedica più agli attori, io [Antonio] mi dedico più alla macchina da presa. Abbiamo una divisione dei compiti poco organizzata, che capiamo solo noi.

Tu, Marco, però, sei entrato prima nel mondo del cinema, perchè sei stato assistente alla regia di Bellocchio per Il principe di Homburg e per Squitieri ed hai anche fatto l’attore…

[Marco] si, io sono entrato prima nel cinema, decisamente. Ho fatto delle piccole parti, ma non voglio definirmi attore, mi sono divertito e mi viene bene se devo fare lo scemo ma non sono un attore.


Inoltre, ad altri giornalisti hanno risposto che, a proposito di Diabolik, le aspettative nei confronti del progetto sono molto alte, secondo loro è un personaggio efficace. Trovano che il cinema, come molte forme d’arte, sia troppo legato all’incasso e al mercato.

Per quanto riguarda i cinecomics, non pensano che vi sia una reale sovraesposizione, secondo loro ogni film è un fatto a sè: se è bello piace, se non è bello non piace, indipendentemente dal genere. Per loro, Hollywood, in questi anni, ha sfornato pochi cinecomic veramente belli: un paio della Marvel e il Batman di Nolan, il resto non è un gran che, creando un filone sopravvalutato.

Ogni periodo ha un suo fenomeno caratteristico, adesso abbiamo i film dei supereroi come negli anni ’80 c’era una dose massiccia di film fantastici, figli dell’esplosione dei film di Spielberg. Sono fenomeni transitori, che da sempre accompagnano la storia del cinema.

Secondo loro, Diabolik con gli effetti speciali avrà poco a che fare, avrà maggiormente un sapore noir, non è un supererore, non sarà un prodotto per bambini e l’aspettativa verso il film gli spaventa un po’. In generale su Diabolik, sono in una fase veramente molto iniziale del progetto e le informazioni sono state poche, proprio perchè è una situazione appena nata.

Per quanto riguarda L’ispettore Coliandro, i Manetti bros. hanno espressamente detto che fare solo 4 episodi è stata una scelta loro, hanno chiesto esplicitamente alla RAI di fare solo pochi episodi per non annacquare la qualità del prodotto.

E’ stato un braccio di ferro, si sono accorti, difatti, che quando ne fanno 6 a stagione, questi vengono un po’ meno bene, perchè fare 6 film sono troppi. 4 episodi non sono un segnale di deperimento, anzi è una scelta artistica per farli meglio.

Il messaggio di Morelli, secondo loro, è un po’ prematuro. Se ne sta parlando, ma nessuno ha detto che non si farà più. La crescita della popolarità di Coliandro è impressionante, la RAI li sta pregando di continuare, ma non è stato deciso ancora nulla. Hanno dichiarato che possono anche morire facendo L’ispettore Coliandro, è un progetto che amano tantissimo.

Essendo appassionati di Diabolik e dei fumetti, sono felici di farlo e stanno iniziando a lavorarci e la loro intenzione è quella di essere il più fedeli possibili al prodotto originale. Di sicuro, e ne sono certi al 100%, il film non sarà un musical come Ammore e malavita. Ogni regista deve avere il dovere di essere fedele alla storia che racconta, non il piacere, il dovere!


Ecco il teaser del progetto Diabolik



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