Disincanto, la recensione della serie animata Netflix
Disincanto è la nuova serie animata che Matt Groening ha realizzato per Netflix. Questa la nostra recensione della prima stagione.
Ambientato nel medioevo, Disicanto racconta le avventure della principessa Bean, una donna ubriacona e ribelle che, rinunciando ad un matrimonio combinato, dà il via ad una serie di pazzi eventi che si districano nel corso di questa prima stagione.
Nei dieci episodi facciamo la conoscenza, oltre che della principessa Bean, anche dei suoi compagni di scorribanda, ovvero Elfo, il demone Luci, suo padre Re Zog, la sua matrina la Regina Oona e il suo fratellastro il principe Derek. Personaggi questi che si presentano ben caratterizzati, e con una storia alle spalle che sembra avere il suo perchè.
Seppur i disegni sembrano rimandare alla mente i personaggi di I Simpson e di Futurama, il mondo di Disincanto è ben lontano dalle altre due serie e in un modo più che positivo. La serie si differenzia dalle altre due creature di Groening per il taglio moderno – anche se siamo nel passato -, la sua comicità più diretta – in alcuni casi incomprensibile, ma molto più gradevole – nonchè per una buona dose di battute meno demenziali e magari rivolte a sostituire quella comicità “Simpsoniana” anni ’90.
L’ambientazione ricorda, seppur mantenendo un proprio stile, i tipici contesti narrativi disneyani, cosa che pare sin dal primo episodio fortemente voluta, quasi come si trattasse di una parodia ai classici Disney.
La durata canonica degli episodi – circa 30 minuti – riesce ad intrattenere lo telespettatore senza quasi mai annoiare, accompagnandolo verso un finale di stagione del tutto sorprendente, con un chiaro riferimento ad un più che probabile prosieguo della serie.
A nostro parere Disincanto è un esperimento abbastanza riuscito, e merita una seconda stagione prima di un vero e proprio giudizio.
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