Doctor Who, la recensione della dodicesima stagione
E’ da poco andata in onda, in UK, la messa in onda della dodicesima stagione di Doctor Who. Questa la recensione dell’intera stagione.
Trama. Il Dottore (Jodie Whittaker) continua a viaggiare nel tempo e nello spazio a bordo del TARDIS in compagnia di Yaz (Mandip Gill), Graham (Bradley Walsh), e Ryan (Tosin Cole).
Commento
A scrivere i 10 episodi che compongono la stagione Chris Chibnall, il cui nuovo contributo è valso qualcosa che rimarrà negli annali della storia della serie fantascientifica più longeva della TV.
Fatta eccezione per quattro episodi filler, Doctor Who 12 è un susseguirsi di eventi e di colpi di scena che lasciano lo spettatore a bocca aperta. Dalla messa in onda del doppio episodio di apertura (Spyfall) ci si rende conto che la undicesima stagione è stata, e non poteva essere altrimenti, un mero traghettamento agli eventi che quest’anno scuoteranno le fondamenta di un mostro sacro, quale è Doctor Who per la BBC.
Storie interessanti, particolari, struggenti e sconvolgenti con un occhio di riguardo all’attuale situazione ambientale ci accompagnano per le otto avventure che vivrà il Dottore, e noi con lui. Otto storie perché la serie inizia con un doppio episodio e si conclude con un doppio episodio. A tal proposito ricordiamo che gli ultimi 3 episodi sono collegati a doppio filo tra loro dando origine a due avventure distinte, ma non troppo.
Ottimo il lavoro di regia messo in campo dai diversi filmmaker, con particolare attenzione allo straordinario lavoro svolto da Jamie Magnus Stone, a cui è stata data la direzione dell’inizio e del finale di stagione.
Effetti speciali di livello assoluto fanno da palcoscenico alle avventure vissute dai quattro ospiti del TARDIS che, a dir il vero, utilizzano ben poco l’amata cabina blu della polizia durante tutta la stagione. Il CGI che accompagna la serie è ormai di ottimo livello ed è distante anni luce da quello che fino a poco tempo fa faceva da contorno alle avventure di Matt Smith e Co. a tutto vantaggio di chi pone attenzione a questo tipo di supporto alle serie TV e che mal accetterebbe scenari di cartapesta che erano propri del Dottore agli albori.
Ponendo l’attenzione sul cast principale, piace molto l’apporto recitativo di Bradley Walsh, che riesce a riempire con poche parole alcuni momenti di stanca. Buone anche le prove di Tosin Cole, Mandip Gill e Sacha Dhawan (il Davos in Iron Fist). Quest’ultimo dà origine ad un personaggio inquietante, recitato benissimo con una presenza scenica da far invidia.
Chiudiamo parlando del Dottore. Brava! Finalmente Jodie Whittaker si è caricata sulle spalle le sorti della serie, cosa che l’anno scorso non aveva fatto lasciandosi scivolare addosso il personaggio. In questa nuova stagione è riuscita ad indossare correttamente i panni del Signore del Tempo donandogli spessore episodio dopo episodio fino al finale di stagione. Lì riconosciamo in lei tutto ciò che il personaggio è ed ha rappresentato nel corso dei decenni, andando finalmente a scrollarsi di dosso il fantasma di Peter Capaldi.
Una menzione speciale per Jo Martin nel ruolo di Ruth Clayton, l’attrice porterà sullo schermo un personaggio che amerete dopo poche battute
Non è ancora chiara la data in cui la dodicesima stagione di Doctor Who approderà sugli schermi italiani, ma è chiara una cosa. Questa stagione, a differenza della precedente sarà destinata a far gran clamore, e questa volta non per il cambio di genere del protagonista.
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2 thoughts on “Doctor Who, la recensione della dodicesima stagione”
Comments are closed.
è evidente che abbiamo visto due dodicesime stagioni completamente differenti… perchè quella che ho visto io era pessima, la peggiore scrittura televisiva mai messa a disposizione per il Dottore… e mi dispiace per Jodie Whittaker che è brava… il suo avrebbe potuto essere il miglior Dottore di sempre, ma gli sono capitati degli screener pessimi, strafottenti e pigri.. non è colpa sua.
Concordo con il tuo punto di vista sulla bravura di Jodie Whittaker, del resto abbiamo avuto modo di apprezzarla anche altrove. Non mi trovo d’accordo sul giudizio di scrittura degli episodi della 12ma stagione. Alcuni, è vero, son filler, ma altri son ben costruiti e interessanti. Chris Chibnall non si trova a suo agio con la serie, lo si è visto anche nell’ultimo speciale di capodanno, ma nella passata stagione ha cercato di mettere impegno, e non pigrizia, nella stesura degli episodi.
Che poi il risultato finale possa non piacere, ci può stare. Del resto Doctor Who è una serie che rispecchia più delle altre i cambiamenti di show runner e attori protagonisti. Se vogliamo, sono tante piccole serie delle durata di tre/quattro anni che tra loro si susseguono cercando di lasciare immutato lo spirito originario e, spesso, non riescono a soddisfare le esigenze dei fan più affezionati. Se avessi dovuto valutare la stagione da un mero punto di vista di uno spettatore innamorato del personaggio, avrei potuto dire: “questa cosa non l’hanno mai detta” oppure “questo è il contrario di quanto raccontato finora” ma, dovendo recensire un prodotto per la sua completezza il mio giudizio deve essere obiettivo e non sulla spinta delle sensazioni del momento. Ecco perché in alcuni punti la nostra visione diverge. Spero di averti dato una risposta soddisfacente. Se vuoi continuare a seguire le nostre pagine, a breve, troverai anche l’articolo sullo special “Revolution of the Daleks”. Alessio