Sono disponibili su Sky on demand tutti gli 8 episodi che compongono la prima stagione di Domina, serie tv storica ambientata nella Roma Augustea. La protagonista è Livia Drusilla, moglie di Cesare Ottaviano Augusto, interpretata da Kasia Smutniak. Ecco la nostra recensione su questa coproduzione anglo-italiana, in parte girata nei gloriosi studi di Cinecittà.
LA TRAMA DI DOMINA: La giovane Livia Drusilla viene da una nobilissima famiglia romana, i Claudii. Fedele alla Repubblica Romana, suo padre era morto proprio durante la guerra civile che contrapponeva la fazione dei repubblicani, capitanata da Bruto e Cassio a quella capeggiata da Marco Antonio e Ottaviano. Nonostante si fosse trovata dalla parte sbagliata della storia, Livia Drusilla riuscì a farsi strada in un mondo dominato dai maschi e dalla fazione opposta a quella in cui era cresciuta.
LA SERIE: sono passati 15 lunghi anni dall’ultima grande serie tv ambientata nell’antica Roma, il capolavoro Rome, targato HBO e interamente girato tra Cinecittà e la Via Appia. Dopo quelle meravigliose due stagioni, la storia romana in tv è stata trasposta spesso rovinata da serie poco lusinghiere come Britannia o Spartacus ma osannata attraverso un prodotto assolutamente promettente come Romulus, che però è ambientata in un periodo così arcaico da ricadere quasi in una categoria diversa.
Domina prova a riempire questo vuoto con una serie che ci porta nella Roma a cavallo tra la fine delle guerre civili e l’inizio del Principato Augusteo. Periodo “commerciale” per eccellenza, il più trattato in assoluto da film, romanzi storici e serie tv con centinaia di diversi prodotti. L’innovazione, nel caso di questa coproduzione italo-inglese, sta principalmente nell’adozione di una prospettiva femminile, che racconta la vita di Livia Claudia Drusilla, moglie di Cesare Ottaviano Augusto. Ad intepretarla, una Kasia Smutniak molto convincente, perfettamente calata nel ruolo della nobildonna romana.
Ma non c’è solo Livia: tutta la serie ha un taglio molto incentrato sulla vita, gli usi e i costumi delle donne dell’antica Roma, dalle schiave liberate, come il personaggio di Antigone (Melodie Wakivuamina), fino alle patrizie ai vertici della società quali Scribonia, prima moglie di Ottaviano o Ottavia, sua sorella. Questo rappresenta certamente una novità importante, che tende ad innovare il genere attraverso una prospettiva inedita, fresca.
A pagare eccessivamente le spese di questo affresco tutto al femminile, però, è proprio il più importante personaggio dell’epoca, nonché uno degli uomini più influenti nella storia del mondo occidentale, Cesare Ottaviano Augusto, interpretato da Matthew McNulty. Nel lodevole tentativo di trasmettere allo spettatore la nota influenza che Livia ebbe sul primo imperatore di Roma (e che in generale le nobildonne romane avevano sui loro mariti), gli sceneggiatori hanno chiaramente esagerato, trasformando Ottaviano in un povero rincoglionito, quasi succube della consorte.
Troppo, considerando che il figlio adottivo di Giulio Cesare aveva già scritto pagine fondamentali della storia di Roma ben prima di conoscere Livia, momento che nella serie viene anticipato di circa 10 anni rispetto all’effettivo primo incontro tra i due protagonisti. Una delle tante licenze storiche che la serie si concede al fine di aumentare il feeling di continuo intrigo e cospirazione che domina tutti gli episodi di Domina, dal primo all’ottavo.
E’ chiarissima, in questo senso, l’ispirazione al pilastro degli ultimi dieci anni della serialità mondiale, Il Trono di Spade, che ha fatto dell’intrigo un capolavoro assoluto e che si applica benissimo ad un’epoca, quella tra le guerre civili e il principato Augusteo, che di intrighi, cospirazioni, assassinii tentati e poi realizzati, ne aveva a non finire. Peccato che anche con Domina, nel tentativo di spettacolarizzare, si è andati un po’ oltre e si sono date per scontate situazioni ed eventi che sono tutto, fuorché certi.
Non parliamo tanto del fatto che a Livia venga attribuito l’omicidio di Marcello, nipote di Ottaviano e futuro successore. Tale lettura ci può stare considerando che questa eventualità, seppur non certificata dai documenti, è comunque possibile e considerata plausibile da vari storici. Ciò che veramente stona, soprattutto perché viene reiterato in tutti gli episodi e usato come volano per lanciare la seconda stagione, è il fatto che gli sceneggiatori descrivano continuamente Livia come una fervente repubblicana.
Addirittura, uno dei main theme della serie è il famigerato piano segreto di Livia Drusilla, che vuole preparare i figli Druso e Tiberio a succedere al padre adottivo, per poi restaurare la Repubblica. Pura fantasia, non riportata da nessuna fonte di nessuna epoca. Non una semplice licenza storica per fini drammatici, un peccato veniale a fin di bene, ma un artifizio che va ad alterare proprio lo spirito di quell’epoca.
Livia Drusilla, proprio perché fedelissima ad Ottaviano e artefice oscuro ma fondamentale della sua trasformazione de facto in imperatore, non si sarebbe neanche lontanamente sognata di restaurare la Repubblica, ne tantomeno di mettere a repentaglio la vita dei figli con un piano folle. Semplicemente, come tutte le matrone romane dell’epoca, voleva che la sua prove diventasse il più influente e potente possibile.
Una pecca importante questa, sicuramente, ma che non toglie i molti meriti di una serie nel complesso ottima, avvincente, con costumi eccellenti e ambientazioni credibili, realistiche. Con Domina si è infatti tornati a girare nei leggendari studi di Cinecittà e sulla Via Appia, nonostante le interruzioni de le difficoltà dovute alla pandemia da Covid 19. La computer grafica è stata ridotta al minimo e i risultati si vedono. Un plauso finale ad una sigla iniziale fantastica, chiaramente ispirata alla serie Black Sails, ma ripresa in chiave antica romana in maniera mirabile.
Dopo tanti anni, con Domina abbiamo una bella serie sull’Antica Roma. Non un capolavoro assoluto, ma un buon prodotto del quale non vediamo l’ora di assaporare la seconda stagione.
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