The English Game, recensione della serie su Netflix
The English Game è la nuova serie distribuita da Netflix, scritta e diretta da Tim Fywell e Birgitte Stærmose. Questa la recensione.
La serie ripercorre gli esordi del calcio, o meglio il passaggio cruciale da gioco amatoriale a sport professionistico. Nel cast Edward Holcroft, Kevin Guthrie e Charlotte Hope.
Siamo nell’Inghilterra degli anni 80 dell’Ottocento, il Darwen FC, squadra della working class del Nord, acquista Fergus Suter (Kevin Guthrie) e Jimmy Love (James Harkness) dagli scozzesi del Patrick: è il germe del cambiamento. Mai nessuna squadra prima d’allora aveva acquistato un calciatore per rinforzare la rosa. Lo stesso regolamento dell’FA Cup, torneo a cui partecipa il Darwen, non permette che i calciatori siano retribuiti, ma tant’è che la svolta è cominciata, da quel momento in poi il calcio prende la direzione del professionismo.
A questo processo evolutivo si oppongono i fondatori dei primi club, gli stessi che hanno regolamentato il gioco e l’FA Cup, in particolare gli Old Etonians di Arthur Kinnaird (Edward Holcroft). Si tratta degli esponenti dell’alta borghesia londinese, i quali guardano al calcio come un gioco tra uomini d’onore, uno svago per l’alta società. Ne deriva uno strapotere delle squadre composte da questi ultimi rispetto a quelle formate dai proletari che nel frattempo stanno sorgendo numerose in tutto il Paese.
Il focus della vicenda si colloca sulle vicende personali di Fergus Suter e Arthur Kinnaird (Edward Holcroft) generando così una prospettiva bipolare che racconta le storie personali di due personaggi appartenenti a classi sociali contrapposte e lontane tra loro. La narrazione si allarga alle dinamiche che stanno intorno al gioco del calcio restituendo così un’ottica più estesa e complessa.
La vicenda si muove su vari livelli: in primis c’è il calcio, motore della rappresentazione, in connessione con esso vengono sviluppate le vicende personali dei due protagonisti, lo scontro tra le classi sociali, il valore sentimentale ed evasivo che il calcio via via acquisisce per le masse popolari estenuate dal pressante lavoro in fabbrica. I diversi piani si alternano garantendo una certa complessità alla storia in modo da renderla attraente e variegata. La sceneggiatura risulta quindi ben orchestrata, così come son ben riprodotti gli ambienti e d i costumi.
Tra le interpretazioni non ci sono punte di eccellenza ma il livello generale risulta buono, adatto ai fini della rappresentazione
Differenziando i temi, gli autori danno alla serie un orientamento più profondo e variato di quello che poteva garantire la sola narrazione della storia calcistica in sé così da poter interessare un pubblico più vasto di quello composto dai soli affezionati al gioco del calcio.
La stessa varietà consente inoltre un’analisi dei personaggi più precisa. In fondo quella narrata e la storia di due uomini che amano profondamente uno sport e che si trovano ad affrontare sfide personali che li porteranno a crescere ed a far crescere insieme a loro un gioco che da quelle prime mosse prenderà il volo fino a diventare il più praticato ed amato al mondo.
The English Game risulta una serie interessante e piacevole, soprattutto per chi ama il mondo del calcio.
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