Ermanno Olmi, regista di L’Albero degli Zoccoli, è morto a 87 anni

Un altro maestro del cinema ci ha lasciato: Ermanno Olmi si è spento ad Asiago stanotte all’età di 87 anni dopo una carriera contrassegnata da un cinema impegnato ma capace di penetrare nell’anima di chiunque.

Nato a Bergamo nel 1931, Olmi cresce in una famiglia di contadini che segna inevitabilmente il suo sguardo e il suo approccio al cinema.

Dopo aver studiato recitazione presso l’Accademia d’Arte Drammatica e dopo aver realizzato alcuni documentari, esordisce al cinema nel 1959 dirigendo Il tempo si è fermato riguardante l’amicizia tra uno studente e il guardiano di una diga.

Con Il posto (1961), Olmi ottiene il premio della critica alla Mostra del cinema di Venezia.

Il capolavoro unanimemente riconosciuto di Olmi è L’Albero degli Zoccoli (1977) che ottiene la Palma d’oro a Cannes e il César come miglior film straniero. Il film, girato completamente in dialetto bergamasco con attori non professionisti, racconta con sguardo sincero e poetico il mondo contadino particolarmente caro a Olmi.

A seguito di una malattia, Olmi si allontana dal cinema tornandovi nel 1987 con Lunga vita alla signora! ottenendo il Leone d’Argento a Venezia e vincendo il Leone d’Oro l’anno seguente con La leggenda del santo bevitore tratto dal romanzo di Joseph Roth.

Nel 1993 traspone in immagini Il segreto del bosco vecchio di Dino Buzzati; nonostante la presenza di Paolo Villaggio come protagonista, il film non ottiene il consenso di pubblico e critica.

Il mestiere delle armi (2001), film che racconta gli ultimi giorni di vita di Giovanni delle Bande Nere, vince ben 9 David di Donatello tra cui quello per il miglior film. Due anni dopo dirige Bud Spencer (unico attore occidentale) in Cantando dietro i paraventi ambientato in una Cina senza tempo.

Sebbene avesse dichiarato che Centochiodi (2007) sarebbe stato il suo ultimo film di finzione, nel 2014 Olmi gira Torneranno i prati ambientato durante la Prima Guerra Mondiale. Sarà il suo ultimo lavoro.

Quello di Olmi è un cinema fatto di silenzi, di immagini poetiche eppure così semplici nella loro struttura che riescono a immergere lo spettatore in un mondo dove la natura governa le leggi degli uomini. Il suo sguardo unico mancherà molto.

 

 


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