Vi proponiamo la recensione di Galveston, il film diretto da Mélanie Laurent, tratto dall’omonimo romanzo di Nic Pizzolatto, qui anche sceneggiatore con lo pseudonimo di Jim Hammett.
Distribuito negli Usa nel corso del 2018, Galveston è apparso brevemente nelle sale italiane lo scorso agosto, prima di finire nel catalogo digitale di Amazon Prime Video. La produzione del film è figlia di alcuni risentimenti creativi tra la regista Laurent e lo stesso Pizzolatto, da qui la scelta dello scrittore di accreditare la sua partecipazione con lo pseudonimo di Jim Hammett. Tale scelta sottolinea la voglia dello scrittore di prendere le dovute distanze da un prodotto abbastanza distante dalla sua idea di adattamento cinematografico.
Nel cast di Galveston spazio per Ben Foster (Contraband, Warcraft) e Elle Fanning (Maleficent), ma anche per Lili Reinhart (Riverdale) e Beau Bridges (Jerry Maguire).
Roy Cady (Foster) è un criminale che lavora per un boss locale di New Orleans. Dopo aver saputo di avere un cancro terminale ai polmoni, Roy si ritrova suo malgrado immischiato in un lavoro andato storto, e con una ragazza (Fanning) da proteggere. La fuga verso il Texas è solo l’inizio della fine.
Amato e odiato per il suo lavoro svolto con la celebre serie tv True Detective, lo sceneggiatore Nic Pizzolatto si inventa scrittore e regala ai suoi lettori un’opera intensa, uno spaccato di vita americana ancora purtroppo presente ai giorni nostri. Personaggi senza speranza che però tentano l’impossibile per dare un senso ai loro ultimi giorni, cercando soprattutto di rimanere vivi in un contesto assolutamente selvaggio, talvolta cinico.
Il Galveston della Laurent non coglie appieno l’essenza dell’opera di Pizzolatto, ma ciononostante dona grazia al suo lavoro, e lo fa realizzando un film capace di regalare le giuste emozioni, spinte soprattutto dalle splendide interpretazioni dei due protagonisti (Ben Foster e Elle Fanning), mai così ispirati. La Laurent, oramai lanciata nella sua nuova carriera da regista, dimostra di avere talento nell’imprimere la propria impronta ad un’opera già di per sè personale. Il Galveston della Laurent è la perfetta fotografia di un Texas ancora immerso nel passato, intriso di violenza, con personaggi spesso in lotta con i propri demoni, ma comunque in cerca di redenzione. Ciò che forse mina la qualità del film della Laurent è però il ritmo della sceneggiatura, a nostro avviso estremamente cadenzato, e forse più adatto ad una narrazione seriale, capace di donare maggior profondità al racconto degli eventi.
La fotografia di Arnaud Potier, infine, risulta assolutamente in tema con la narrazione: la scelta di colori attenuati, infatti, rimarca le anime per così dire “dannate” dei due protagonisti, così come l’utilizzo di luci spesso soffuse sottolinea il degrato di una società fin troppo legata al materialismo.
VERDETTO FINALE
Galveston è quel che possiamo considerare un buon adattamento del romanzo di Pizzolatto, tanto apprezzato dalla critica. Il lavoro di Mélanie Laurent è pregevole, anche se in alcune occasioni palesa una certa mancanza di maturità. Ben Foster e Elle Fanning regalano due interpretazioni intense, e quindi degne di lode. Il ritmo della sceneggiatura è senza dubbio l’anello debole di un comparto creativo assolutamente degno di nota.
Galveston
Regista: Mélanie Laurent
3.5
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