Gemini Man, la recensione del film con Will Smith
Gemini Man debutterà nelle sale il 10 ottobre. Il film è stato diretto da Ang Lee, ed interpretato da Will Smith. Questa la nostra recensione.
Varcato il mezzo secolo d’età, Henry Brogan (Will Smith) si trova a fare i conti con la propria coscienza ed i propri fantasmi. Henry – infatti – è un killer professionista che lavora per il governo statunitense. Il più bravo che abbia mai prestato servizio per la DIA. Dopo l’ennesimo lavoro portato a termine, Henry deciderà di rassegnare le proprie dimissioni perché, a suo dire, non si sente più sicuro delle proprie capacità nel momento in cui esplode il colpo. Purtroppo per lui, il pensionamento pensato dal governo è ben diverso da quello che Henry si era immaginato.
Il Commnento
Il film nasce da un progetto avviato più di 20 anni fa e tenuto nel cassetto per lungo tempo a causa della mancanza di tecnologia necessaria a realizzarlo.
Gemini Man è da considerare un film avvincente, con sequenze mozzafiato da gustare necessariamente in 3D+ HFR. A tal proposito, è chiaro che Ang Lee si presenta come il regista perfetto per sfruttare al massimo questa nuova generazione di 3D, permettendo allo spettatore di godere appieno di inquadrature mozzafiato, le quali non fanno altro che regalare un esperienza immersiva super realistica e ben studiata.
Così come è stato il primo Jurassic Park per la sua epoca, Gemini Man può essere tranquillamente considerato un film di rottura nel mondo cinematografico. L’interazione fra CGI ed attori è perfetta. Junior, il killer inviato da Clay Verris (Clive Owen) per uccidere la sua versione adulta, è infatti un personaggio totalmente ricreato in computer grafica, il quale prende spunto, fattezze e movenze da Will Smith stesso. Per questo, e per altri aspetti legati all’esperienza visiva, Gemini Man risulta un prodotto che merita il massimo dei voti, ma come spesso avviene in questi casi, a risentirne è la trama, che ne risente… e non poco. Ciò che ne viene fuori, è un film che fa brillare gli occhi grazie al suo estetismo di prim’ordine, ma che telefona i propri colpi di scena in maniera forse troppo palese.
Nonostante si tratti di un film d’azione classico, Gemini Man affronta (seppur con toni fantascientifici) le implicazioni legate alla clonazione umana ed i possibili risvolti etici che ne potrebbero derivare. L’umanità tenterebbe di riavere un Gandhi oppure sarebbe orientata alla creazione del soldato perfetto? Le locations di Cartegena e Budapest fanno da meraviglioso palcoscenico alle avventure di Henry e Junior. Chi ha visitato la capitale ungherese non potrà non riconoscere i bagni Széchenyi.
Dal punto di vista recitativo nulla da eccepire nei confronti dell’attempato Smith, il quale resta sempre e comunque il guascone dei tempi del Principe di Bel Air, riuscendo sempre a dare spessore ad un personaggio per alcuni aspetti stereotipato. Con lui un gelido Clive Owen, villain classico, che persegue il proprio obiettivo in modo sistematico ed assolutamente calato nel cliché assegnatogli. Bene anche Mary Elizabeth Winstead (la prossima Cacciatrice in Birds of Prey) nel ruolo di Danny.
A nostro avviso, questo è un film di sicuro successo al botteghino, che però pone in maniera spregiudicata le basi per un modo nuovo di fare cinema ed, in un momento in cui si fatica nel discernere il reale dal manipolato, pone un nuovo tassello sulla questione deep fake
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