Gigi Proietti: Una carriera straordinaria tra teatro, cinema e tv
La morte di Gigi Proietti lascia un vuoto incolmabile nel cuore degli amanti della Settima Arte, ricordiamo la sua immensa carriera tra cinema, teatro e televisione.
Nato a Roma, la sua Roma, esattamente ottanta anni fa, Luigi Proietti (per tutti Gigi) è stato un attore, un comico, un cabarettista, un doppiatore, un conduttore televisivo, un regista, un cantante, un direttore artistico e – non ultimo – un insegnante.
Dalla sua accademia, dalla sua impressionante fucina, sono usciti i vari Insinna, Laganà, Massimo Wertmüller, Cirilli, Brignano, Tirabassi ed altri che portano nel mondo dello spettacolo il suo messaggio ed il suo insegnamento.
Ma non solo, Proietti va ricordato per quello che ha fatto per lo spettacolo a 360 gradi. Ha fatto rinascere il teatro Brancaccio. Ha creato il Globe Theatre. Ha messo il palcoscenico (teatrale e cinematografico) davanti a tutto ed a tutti. Il palcoscenico è stato per Proietti la sua vita e lui ha dato vita al mondo della cultura romana ed italiana.
Per la canzone popolare romanesca è stato uno degli interpreti più rappresentativi. La sua versione del Barcarolo è quella più straziante e bella che si possa ascoltare. Negli anni ’70 prendere un suo disco e passarlo nel giradischi era il modo per ricordarsi che era un giorno di festa da passare in famiglia.
I suoi “one man show” sono impressionanti. Da “A me gli occhi please”, passando per “A me gli occhi Bis”, per arrivare fino ai suoi celebri “Cavalli di battaglia”, Gigi Proietti ha solcato il palcoscenico con una presenza scenica ed una resistenza fisica soprannaturale. Era capace di parlare per quattro ore di seguito senza riposarsi e tenendo a mente tutte le battute. Dal suo baule sono usciti i personaggi più strampalati ed amati del teatro romano. Quel baule che l’ha seguito ovunque e che, probabilmente, lo sta accompagnando anche in questo ultimo ed estremo viaggio.
Al cinema importante è arrivato grazie a Tinto Brass che gli ha dato il primo ruolo da protagonista nel film L’Urlo.
Febbre da Cavallo di Steno lo innalza a leggenda nel ruolo di Mandrake. Nonostante il film non sia un successo al botteghino, è con i suoi ripetuti passaggi in TV che il suo personaggio diviene un mito e poi il protagonista, in epoca moderna, di numerosi meme: come quelli che stanno rimbalzando sulle bacheche di tutti in occasione della sua morte.
Beffardo, iconico ed eclettico è stato “la morte” dietro la maschera che reclamava l’anima del Brancaleone di Gassman.
Proietti ha approcciato la settima arte anche grazie ad un egregio lavoro di doppiaggio. Suo il Genio della lampada nel film Disney Alladin.
Per lui interpretare quel ruolo, quel doppiaggio, è stato come salire sul palcoscenico. Un fiume di parole che ha reso vivo e tangibile quel cartoon in 2D. Molti hanno rimpianto il fatto che il ruolo di Aslan, nelle cronache di Narnia non sia stato affidato a lui ma ad un troppo compassato Omar Sharif.
Nel doppiaggio si è cimentato anche, con un ottimo impatto, con Draco, il protagonista di DragonHeart, film del 1996 con Dennis Quaid. Particolare inquietante di quest’ultimo doppiaggio è il fatto che il doppiatore originale del drago fosse Sean Connery, scomparso due giorni prima di Proietti.
Proietti ha anche portato sul piccolo schermo due personaggi iconici come il giornalista Bruno Palmieri di Una Pallottola nel Cuore e soprattutto Il Maresciallo Rocca. Ha indossato i panni del carabiniere per 5 stagioni ed una miniserie conclusiva entrando nella casa e nel cuore degli italiani.
Non era raro vederlo girare per i vicoli di Trastevere, sempre vicino alla sua gente ed alla sua Roma.
L’ultima Mandrakata Gigi Proietti, ce l’ha regalata morendo il giorno del suo ottantesimo compleanno. Nel momento in cui Roma, e l’Italia intera, si preparava a festeggiare ed a rendere omaggio al grande Istrione, erede naturale di Ettore Petrolini.
A noi… non rimanere che salutare un altro grande interprete della Settima Arte salito in cielo.
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