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Giornate degli Autori: Californie vince il Label Europa Cinemas

Il Label Europa Cinemas è stato assegnato a Californie di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, presentato nel corso delle Giornate degli Autori, sezione indipendente di Venezia 78.

Label Europa Cinemas , il premio

Dedicato ai film di produzione e co-produzione europea, il Label Europa Cinemas, creato nel 2003 con il sostegno della Programma Media dell’Unione Europea da un network di esercenti di qualità (oltre 3.131 schermi in 43 Paesi), con il sostegno del Programma MEDIA dell’UE, consiste in un contributo economico alla distribuzione e alla promozione, nonché alla permanenza del film vincitore nelle sale aderenti al network.

Californie, vincitore del Label Europa Cinemas 

Questa la motivazione: “La nostra scelta di Californie di Alessandro Cassigoli e Casey Kaufmann come film vincitore del Label Europa Cinemas di quest’anno qui a Venezia è stata assolutamente unanime.  Da un lato offre uno sguardo penetrante e universale sull’evoluzione di qualsiasi ragazza tra i 9 e i 14 anni, dall’altro questo sguardo è molto specifico nel mostrare come Jamila, una giovane immigrata marocchina, trova la propria strada in Italia. È tenero, umoristico e a volte duro, ma anche positivo. È il primo film di finzione dei registi, che attingendo alle loro radici nel documentario hanno realizzato un film molto coinvolgente e stimolante. Infine, vogliamo congratularci per l’interpretazione della giovane attrice protagonista – Khadija Jaafari – la vera forza trainante del film.”

La giuria di quest’anno è stata composta da Federico Babini (Spazio Alfieri, Firenze, Italia), Piotr Czerkawski (Kino Nowe Horyzonty, Breslavia, Polonia), Meryl Moser (Cinérive S.A., Vevey, Svizzera) e Andrea Stosiek (Sputnik Kino, Berlino, Germania).

Californie narra le vicende di Jamila, osservandone da vicino i radicali mutamenti del corpo così come quelli di desideri ed obiettivi. Girato nell’arco temporale di cinque anni, è la poetica ed avvincente rappresentazione di quante decisioni, apparentemente irrilevanti, determinino il futuro di un individuo, in bilico tra farcela e il soccombere di fronte alle difficoltà. 

“Un giorno, durante le riprese di Butterfly, dichiarano i registi, “una ragazzina di nove anni aveva “incrociato” le nostre videocamere, poi era sparita. Ci aveva donato degli sguardi intensi e una scena nella quale esprimeva, con forza e determinazione il suo desiderio di diventare una campionessa di pugilato. Durante il montaggio ci siamo soffermati spesso su quegli sguardi decisi, misteriosi: cosa stava osservando? Cosa pensava in quel momento? Dentro a quello sguardo c’era un mondo, una tensione, un mistero e, ne eravamo già convinti, una storia da raccontare. Quando abbiamo capito che era in grado di sostenere il peso di un film, abbiamo iniziato a lavorare a una storia che le si confacesse, che intrecciasse temi del suo vissuto ma che non fosse esattamente la sua, lasciandoci così la libertà dell’invenzione drammaturgica.”


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