Lo scorso 7 giugno Netflix ha distribuito I Am Mother, il thriller dal tono sci-fi interpretato da Hilary Swank. Questa è la nostra recensione.
Produzione indipendente ma spinta da un discreto budget economico, I Am Mother rappresenta la prima volta sulla sedia da regista di Grant Sputore. La sceneggiatura – firmata da un altro esordiente (Michael Lloyd Green) – è liberamente tratta dal romanzo di fantascienza The Search for WondLa, scritto da Tony DiTerlizzi.
Nel cast Hilary Swank, Clara Rugaard e Rose Byrne (voce del robot che fa da madre alla giovanissima protagonista).
Un’adolescente viene cresciuta da un robot allo scopo di ripopolare la Terra dopo che un non meglio specificato evento ha causato l’estinzione dell’umanità. L’incontro inatteso con un altra donna, che porta con sé notizie allarmanti, rompe l’idilliaco legame tra la ragazza e il droide materno.
Il Commento
Il colosso dello streaming Netflix torna – con I Am Mother – a proporre ai propri clienti una pellicola dai toni fantascientifici, ma questa volta “solo” in versione di distributore. Il film non ha raccolto consensi in giro per il mondo, in parte perchè la storia narrata dall’esordiente Sputore ha poco – o nulla – di originale, ma principalmente per i suoi ritmi di narrazione talvolta bassi.
I Am Mother poggia le sue basi sull’effetto mistero, celando per quanto possibile quella che in realtà è la storia che si vuole raccontare al pubblico. Tutto ruota sulla menzogna, raccontata da chi, è il leitmotiv della pellicola.
L’esordiente Sputore dimostra di avere del talento, alternando ottime inquadrature ad una discreta visione narrativa d’insieme. Non convince, invece, la sua capacità di strutturare le dinamiche narrative tra i pochi protagonisti proposti nel suo film. C’è poca empatia verso i personaggi sotto la sua regia, e questo di certo non è dovuto alla qualità della recitazione.
La tensione narrativa è ben calibrata nel corso della visione, anche se con l’approssimarsi dell’ultimo atto si ha l’impressione che regista e sceneggiatore abbiano avuto fretta di chiudere la storia troppo in anticipo.
La giovanissima Clara Rugaard è forse la sorpresa positiva di I Am Mother. La sua performance recitativa su una presenza scenica importante, ed una mimica facciale invidiabile. Inoltre dimostra di non temere il confronto con una due volte premio Oscar del calibro di Hilary Swank, qui forse limitata in maniera evidente da un personaggio non adatto al suo immenso talento.
I Am Mother rappresenta una buona prima volta per il regista Sputore, ma non sufficiente da appagare in maniera convincente gli amanti del genere sci-fi, troppe volte delusi dalle scelte produttive di Netflix.
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