Per la rubrica Il Cinema Invisibile, oggi ci occupiamo di La schivata (L’esquive), diretto nel 2003 da Abdellatif Kechiche e interpretato da Sara Forestier, Osman Elkharraz, Sabrina Ouazani, Nanou Benhamou e Carole Franck. Vincitore del premio come miglior film ai César, vennero premiati anche la sceneggiatura, la regia e la Forestier, quest’ultima come miglior promessa femminile dell’anno. In Italia venne distribuito solo nel 2005.
Nella banlieue di una città francese di cui non viene mai fatto il nome, vive Krimo, ragazzo maghrebino che vive con la madre mentre il padre è in carcere. Il suo carattere, introverso e chiuso, lo mette in netto contrasto coi suoi amici, vivaci ed estroversi, ma è anche la causa della rottura del rapporto con la fidanzata Magalie. Un giorno, Krimo s’imbatte in un’avvenente ragazza, Lydia, e se ne innamora all’istante. Lydia prende parte alla recita scolastica tratta da Il gioco dell’amore e del caso di Marivaux nei panni di Lisetta; nella recita prende parte anche Rachid, un amico di Krimo. Quest’ultimo arriva a pagare l’amico per sostituirlo nella parte di Arlecchino e poter corteggiare così la ragazza e dichiararle il suo amore. Quando Magalie ritorna in campo per riprendersi il suo Krimo, vengono messi in atto dei meccanismi che porteranno i protagonisti a dover compiere delle scelte, a causa anche dell’intervento di Fatih, amico di Krimo.
Molto prima di La vita di Adele, vincitore della Palma d’Oro a Cannes, Kechiche descrive l’adolescenza in tutte le sue sfumature, nei suoi rapporti di amicizia e d’amore, nella rabbia e nella speranza. Quello che emerge è dunque il doppio ritratto di una generazione che deve fare i conti con una realtà che non promette nulla e, di conseguenza, quello di una realtà (la periferia) che unisce la cultura francese con quella araba.
Attraverso l’attualità, resa perfettamente dalle riprese digitali che ridanno allo spettatore quella spontaneità che è propria dei ragazzi (e che il doppiaggio, purtroppo, non può restituire), il regista vuole parlare anche della storia e della Storia; la prima è resa attraverso l’opera settecentesca di Marivaux in cui vengono descritti i rapporti tra padroni e servi, con i ruoli che si ribaltano, mentre la Storia (quella riguardante la Francia e il nord Africa) viene trasposta mediante il presente e mediante le interazioni tra Krimo e i suoi amici e Lydia.
Il film è dunque in costante equilibrio tra diversi fenomeni esistenti e contrastanti: Krimo è in contrasto non solo coi suoi amici ma anche con Lydia, ragazza inarrivabile per il suo estro e la sua vitalità. Questa discrepanza tra Krimo e Lydia si manifesta sia nella realtà ma anche nelle prove della recita, in quanto se Lydia riesce a interpretare il suo ruolo alla perfezione (ruolo che, peraltro, risulta essere quasi una copia della Lydia reale), Krimo non riesce a calarsi nella parte, preso com’è dall’amore che prova per la ragazza e per il suo carattere timido. Ma è anche vero che Krimo inserisce nella recita quella realtà che sta al di fuori ma che il testo di Marivaux serve a spiegare: come anche in altri casi, la finzione spiega la realtà e viceversa, come dimostrano le scene in cui i ragazzi provano all’aperto circondati dai palazzoni grigi e, in qualche modo, tetri della banlieue in cui vivono. Realtà e finzione, e il titolo del film racchiude queste due dimensioni: nella recita, Lisetta schiva il bacio di Arlecchino così come Lydia schiva quello di Krimo. Personaggi reali e personaggi fittizi che pretendono di essere reali.
Krimo può essere considerato anche come un angolo di un ipotetico quadrato formato anche da Lydia, Magalie e Fatih: Magalie, lasciata da Krimo, tenta in tutti i modi di riconquistarlo ma lui ha occhi solo per Lydia, la quale non sembra ricambiare l’affetto. Dopo che Lydia si rifiuta di rispondere alla domanda di Krimo per sapere se è disposta a uscire con lui, lasciandolo quindi in stand-by, interviene l’amico Fatih che prima cerca di far ricongiungere l’amico con Magalie e poi minaccia un’amica di Lydia. Ognuno punta a qualcosa, chi per amicizia (Fatih), chi per amore (Krimo e Magalie) e chi per riuscire a portare a termine un compito (Lydia).
Questi obiettivi non saranno realizzati da tutti, e qualcuno si ritroverà alla fine a tornare all’amare realtà di tutti i giorni e ritornare nel proprio ruolo, a differenza di quanto accadeva nella commedia di Marivaux. Per l’insieme di tutti questi fattori, il film può essere considerato un prosieguo del Neorealismo, per la sua capacità di stare attaccato ai personaggi e alle loro vicissitudini e per la capacità di restituire il reale senza sensazionalismi o manomissioni.
Di seguito potete vedere il trailer italiano del film.
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