Abbiamo visto Il colore venuto dallo spazio, il fanta-horror con Nicolas Cage, ennesima trasposizione cinematografica dell’omonimo racconto del 1927 di Howard Phillips Lovercraft. Questa le nostra recensione.
A Occidente di Arkham le colline si innalzano selvagge. Ci sono valli con boschi così fitti e profondi che nessuna ascia ha mai tagliato. Ci sono valli oscure e strette dove gli alberi declinano in modo armonioso, dove ruscelli sottili scorrono senza aver mai visto la luce del sole.
È così che la voce narrante introduce a Il colore venuto dallo spazio (Color Out Of The Space), descrivendo brevemente ma efficacemente l’anima e il luogo in cui il film è ambientato.
Cose strane accadono dopo che un misterioso meteorite precipita nel giardino di una villa immersa in ettari di bosco, nei pressi di una immaginaria cittadina del Massachusetts chiamata Arkham, avvenimenti che sconvolgono l’esistenza di una tranquilla famiglia.
Il colore Venuto dallo Spazio è un film “dannatamente” allucinato, psichedelico e folle, come folle nella sua interpretazione è Nicolas Cage, spesso definito “monofaccia”, ma che in questo film “funziona”, e “funziona alla grande!”. Purtroppo il doppiaggio nelle versione italiana non rende molta giustizia alla sua prova. Da sottolineare anche le buone prestazioni recitative di Joely Richardson e di Madeleine Arthur, rispettivamente moglie e figlia di Nathan Gardner (Nicolas Cage).
Richard Stanley, supportato da un buon script e da una ottima colonna sonora, fa un grande lavoro di regia in questo nuovo adattamento del romanzo del 1927, mantenendone i contorni della trama e parte del linguaggio pesantemente inquietante di Lovercraft, reinventando però i personaggi ora incardinati ai nostri giorni.
L’atmosfera che si respira è assolutamente dark, le ambientazioni sono obbligatoriamente oscure, anche se il buio viene spesso “bucato” da luminosissimi e colorati flash, bagliori capaci di sottolineare efficacemente il grande alone di mistero che avvolge e terrorizza l’intera famiglia Gardner.
Pochi e, comunque, non complessi gli effetti speciali, quasi assente il CGI, ma grande è la tensione che il regista riesce a creare e a mantenere costantemente alta. La pellicola sembra quasi girata negli anni ’80 e in alcune particolari scene ci può riportare alla mente “La Cosa”, il cult horror sci fi diretto da John Carpenter.
Il colore Venuto dallo Spazio, il cui messaggio intrinseco, nonostante la minaccia qui sia extraterrestre, è un feroce monito alla continua disgregazione che l’uomo perpreta nei confronti della natura, non può essere considerato come uno dei tanti dimenticabili B movies ma, al contrario, pensiamo possa con il tempo aumentare in popolarità e importanza.
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