L’intervista a Mathieu Turi, trionfatore con Meander al Trieste Science+Fiction Festival

Si è chiusa da poco la 20° edizione del Trieste Science+Fiction Festival, kermesse durante la quale abbiamo intervistato Mathieu Turi, regista francese vincitore del premio Nocturno con l’acclamato Meander.

Questo un breve estratto dell’incontro con il filmmaker.

Mathieu Turi ci accoglie col sorriso sulle labbra pronto a raccontare il suo nuovo successo, perfetto mix fra thriller e sci-fi.

“Meander è stato girato quasi tutto in ordine cronologico anche per dare a Gaia Weiss la possibilità di entrare sempre di più nel personaggio fornendo allo spettatore un crescendo di pathos reale […] Questa scelta ha permesso di avere più tensione nello sviluppare i personaggi da parte degli attori.”

Ed ancora:

Una sorta di labirinto, realizzato un pezzo alla volta, in cui la protagonista è costretta a muoversi per cercare di uscire da quei tunnel, ritrovando la luce e la speranza, quest’ultima simboleggiata dall’unica costante cromatica: il braccialetto.

Abbiamo chiesto, quindi, al regista come è stato per la Weiss recitare in questo modo claustrofobico, e se l’attrice abbia manifestato qualche difficoltà o disagio. Ad esempio… quando la protagonista entra nella stanza dei ricordi, e si alza finalmente in piedi, si ha la sensazione reale che Gaia Weiss volesse realmente sgranchire le gambe.

“Gaia è un’attrice molto tosta e collaborativa. perfezionista dei dialoghi, anche se sembra che ce ne siano pochi è stata, però, la prima cosa su cui ci siamo confrontati. ho ricevuto suggerimenti interessanti da lei, come alcune espressioni che una donna in lutto – come è la protagonista – non userebbe. Di conseguenza c’è stata massima collaborazione da parte mia: non sono geloso del copione e delle battute, anzi, sono stato aperto a suoi suggerimenti.”

Sulle prove fisiche affrontate dall’attrice:

Per quanto concerne l’aspetto delle prove fisiche, la prima cosa che mi sono appurato ci controllare è stato controllare che non fosse claustrofobica. Lei è stata veramente coraggiosa perché non ha voluto fare tante prove o training specifico prima delle riprese perché voleva che le difficoltà fossero autentiche, e quindi lei si è gettata quasi inconsapevolmente davanti l’obiettivo. Alcune scene erano veramente difficili, ma le ha realizzate con grinta. Per lei era importante trasmettere la credibilità di una persona intrappolata che non sa cosa la aspetta dietro all’angolo successivo. Pensate che è stata usata la controfigura solo per tre scene.

Mathieu Turi entra poi nel dettaglio, e lo fa parlando della tuta che indossa Gaia Weiss nel suo film.

L’ho voluta futuristica ma funzionale, non sexy, non avrebbe avuto senso. L’aspetto fondamentale era che fosse intrigante a livello cromatico come, ad esempio, per far risaltare il sangue.

Il regista è poi tornato sul suo precedente lavoro dal titolo Hostile. Il regista ha spiegato che per realizzarlo poteva contare su un budget di un solo milione, e per questo ha dovuto faticare non poco per riuscire a portarlo a termine. Con Meander il budget è salito a 2,6 milioni ma, paradossalmente, lo sviluppo è stato molto più complicato perché qui non poteva contare su scenografie riciclabili da situazioni precedenti. Tutto il set, quindi, è stato costruito con sforzi importanti anche perché ha voluto evitare in tutti i modi il CGI:

“Per me gli effetti davanti alla cinepresa sono molto più funzionali e più organici, anche se sono più difficili. In Meander più dell’80% degli effetti è tangibile. Pensate che la creatura con un solo braccio è interpretata da un ‘non attore’ a cui manca veramente il braccio.”

Abbiamo chiesto infine a Mathieu Turi se è prevista una distribuzione anche nel nostro paese, e lui ha risposto che sarà da febbraio in Francia, e tra marzo e luglio in Italia. A tal proposito, ha spiegato che Koch Media – attraverso Midnight Factory – ne detiene i diritti, e sarà lei ad occuparsi della distribuzione italiana.

Ringraziamo Mathieu Turi per la disponibilità, e vi diamo appuntamento alla prossima edizione di Trieste Science+Fiction Festival.



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