La nostra intervista a Maria Laura Moraci, la regista di Eyes
Nei mesi scorsi abbiamo avuto modo di incontrare di persona Maria Laura Moraci e gran parte del cast di Eyes in occasione della serata di premiazione del Roma Web Fest dello scorso novembre.
All’epoca ci era piaciuta la sua esuberanza ed il suo modo di valorizzare ed esaltare il lavoro fatto sia dagli attori che dai tecnici, senza dimenticare nessuno. Una ventata di freschezza in un panorama cinematografico italiano spesso legato a cliché standardizzati e costruiti a tavolino.
Ora, a valle del Nastro D’Argento ricevuto pochi giorni fa nella categoria Società e Solidarietà, noi di Universal Movies torniamo ad intervistarla per approfondire alcuni temi e conoscere i progetti futuri di questa poliedrica artista.
La Recensione di Eyes
Questa la nostra lunga intervista a Maria Laura Moraci.
Danzatrice prima, attrice poi ed ora Regista di Successo. Chi è in realtà Maria Laura Moraci e cosa si aspetta nel prossimo futuro per la sua carriera?
Io spero di restare me stessa. La mia vita privata è costellata di amicizie. La famiglia è un punto importante. Professionalmente, sono e vorrò rimanere sempre un attrice, La recitazione è la mia priorità, voglio lavorare come attrice sperando di migliorare sempre più. Sto continuando – comunque – a scrivere e dirigere, sia un corto sia un lungo. Se ho un forte desiderio di raccontare una cosa non ho problemi a mettermi dall’altra parte della macchina da presa.
Più di 20 premi vinti fra cui Miglior Cortometraggio Società e Solidarietà” ai Corti D’argento 2019; Migliore Colonna Sonora all’Ischia Film; Miglior Cortometraggio al Roma Web Fest 2018; Miglior Corto Italiano al Milan International Film Festival (MIFF); Miglior Regista Donna nella sezione “Best Woman Filmmaker” al Los Angeles Independent Film Festival Awards; Miglior Regista nella sezione “Best Director” al Gold Movie Awards Goddess Nike a Londra; Due premi sia allo Sciacca Film Fest che al Farm Film Festival; il premio eccezionale “Outstanding Achievement” al Berlin Flash Film Festival. Eyes è stato poi selezionato in più di 50 festival. Eyes sembra non smettere mai la sua corsa, una corsa che speriamo stia facendo aprire gli occhi a tutti quelli che, nell’abitudine quotidiana, rischiavano di tenerli chiusi e serrati quegli occhi, ti saresti aspettata un successo del genere per il tuo lavoro?
Eyes sta avendo abbastanza successo 51 selezioni e 23 premi. E’ un corto che ha circa un anno di vita, la distribuzione è iniziata ad aprile 2018 e sta continuando ad andare bene, sto continuando ad autodistribuirlo ed abbiamo già altri festival in programma, il 18 giugno a Padova, si tratta del River Film Festival, dove potremmo assistere ad una proiezione del tutto particolare. Lo schermo, infatti è galleggiante e si trova al centro del Piovego. Dopo si andrà all’Elba Film Festival, poi in realtà, dopo i Nastri D’Argento sono poche le manifestazioni di spessore a cui potrà ancora partecipare. Non mi sarei aspettata tutto questo successo per il film: Ancora non ci credo! Non mi sarei aspettata la partecipazione e la vittoria ai nastri, nè tutto questo anno di successi.
Noi ci siamo già incontrati a fine novembre 2018 in occasione della serata conclusiva del Roma Web Fest. All’epoca ho potuto conoscere una giovane regista, emozionata e contenta per quello che le stava accadendo e per l’impatto che il proprio lavoro avrebbe potuto avere, risvegliando la coscienza, ormai sopita di tanti uomini e donne che sembrano assistere agli eventi che si presentano loro in modo quasi apatico. Quella regista ci ha parlato della denuncia verso l’indifferenza e della violenza che le donne subiscono quotidianamente, spesse volte osserviamo solamente il mondo che ci circonda senza mai guardarlo veramente. Cosa pensi – ora – a distanza di mesi di quella serata romana? Ritieni che Eyes stia svolgendo il compito che gli hai affidato e pensi che qualcosa si stia muovendo nel mondo? C’è più attenzione verso eventi che si possono presentare davanti ad ognuno di noi o sei convinta che la società moderna preferisca, ancora, percepire la realtà attraverso gli occhi “spenti” di un social network?
Il Roma Web Fest è stato come i nastri, ma per certi aspetti più emozionante. In entrambi i festival, a differenza di altri in cui siamo stati premiati, non sappiamo nulla fino all’ultimo istante. In particolare al Roma Web Fest l’emozione è stata fortissima: Eravamo li a parlottare fra noi, attente comunque alla premiazione, sentiamo la conduttrice dire “il vincitore per il miglior corto è…”. Poi ci siamo viste apparire sullo schermo ed abbiamo sentito chiamare Eyes.
Praticamente mi sono alzata di scatto, nel momento stesso in cui il mio personaggio si alzava nella fiction.
Non so se ti ricordi che eravamo al piano di sopra e tutti gli attori e la troupe non credevano a ciò che stava accadendo, ci siamo dovuti precipitare verso il palco. Eravamo emozionatissimi. Il premio poi era corredato dai 5mila euro di noleggio per le attrezzature cinematografiche, premio di cui debbo ancora usufruire. E’ perfetto per un corto o per un videoclip. Sono curiosa di utilizzarlo ma non vorrei sprecarlo in un progetto non adeguato. Si un videoclip potrebbe essere una bella idea.
Io sono convinta che opere come Eyes servano a far aprire gli occhi sul mondo che ci circonda. Ognuno di noi ha un qualcosa che potrebbe accumunarci ai protagonisti del corto, dobbiamo quindi recepire il messaggio insito e farlo nostro, i piccoli cambiamenti che ognuno di noi opera, possono rovesciare la percezione distorta che abbiamo oggi della realtà.
Non dobbiamo tirarci indietro di fronte alle richieste di aiuto, le grida che sentiamo potrebbero essere quelle di nostra sorella, di un amica, di una moglie, di una figlia.
Gli episodi di violenza citati dal Tg3 alla fine di Eyes riguardano sempre ragazzi di giovane età, poco più che adolescenti. La spirale di violenza si stringe sempre più verso i giovani. Fra l’altro sono riuscita a far vedere Eyes alla mamma di una delle vittime (un ragazzo che ha subito l’asportazione della milza), lo ha apprezzato molto ed è contenta che esistano questi progetti a supporto delle sole manifestazioni in piazza che si fanno a valle di disgrazie.
Tornando un attimo al corto, alcune persone non lo hanno apprezzato come mi sarei aspettata. Secondo me dipende anche dal modo in cui lo vedi. Sullo schermo di un cinema, l’impatto che ha è maggiore. Ti trovi immerso nell’indifferenza e l’audio delle grida ti circonda e ti scuote. Visto su un PC il risultato è certamente inferiore, anche perché la color che cambia quadrato dopo quadrato, sullo schermo ridotto di un computer non si riesce a percepire, perdendo parte del significato stesso dell’opera.
Lo schermo del cinema che si apre, come metafora degli occhi che si aprono ha sicuramente un enfasi maggiore in sala, piuttosto che a casa.
La tua è un’opera prima ma sei riuscita comunque a creare un prodotto di un certo livello grazie alla collaborazione di alcuni esperti del settore.
Esatto, sono stata fortunata, infatti ho potuto contare su Daniele Ciprì che ha fatto la fotografia ed è stato bravissimo, è un vero artista, lo stesso vale per la color, grazie alla collaborazione di Andrea Baracca. Come dicevo sono stata fortunata, non mi sarei aspettata il loro supporto, Allo stesso modo non dobbiamo dimenticare nessun collaboratore, a partire dai tecnici fino agli attori.
Dobbiamo ricordarci che 28 attori su 30 recitano ad occhi chiusi. Una cosa difficilissima eppure sono risultati naturali e spontanei nei loro movimenti. Partendo dalla ragazza che corre ad occhi chiusi sui tacchi a spillo di 10 centimetri, passando per il signore anziano che arriva alla fermata ed ad occhi chiusi si appunta il bastone al cappotto ed estrae il giornale dalla tasca iniziando a sfogliarlo, terminando con la coppia che passa davanti alla fermata ed incrociandosi con gli altri passa dietro, con le i che si poggia alla struttura. Tutto questo, sempre ad occhi chiusi. Ma vorrei citarti anche la bravura di alcuni che stringendo ancora di più le palpebre danno la sensazione, vera, di mettere a fuoco oggetti o persone lontane.
Il tutto poi è inserito in un formato quadrato, non nel classico formato cinematografico, un po’ a voler rappresentare una sorta di gabbia, anche la fermata ha questa funzione. Essa, infatti, intrappola progressivamente (in uno stato di indifferenza) ogni personaggio che entra al suo interno.
Ho notato, sia oggi, sia quando ci siamo incontrati al Roma Web Fest che quando parli del corto non dimentichi mai di citare il lavoro svolto dagli altri, sia quello della troupe, sia quello dell’intero cast. Ritieni sia anche merito loro il successo ottenuto in questi mesi?
Certamente si. Se non ci fossero stati loro, Eyes non sarebbe esistito, ti dirò di più anche la sola assenza di uno qualsiasi di loro, anche quello che nel contesto si nota di meno, avrebbe portato ad un risultato diverso, magari non avremmo ottenuto questo successo. Non posso che ringraziare ognuna delle 50 persone che hanno lavorato con me alla realizzazione.
Sei stata la regista più giovane a vincere il nastro d’argento e lo hai vinto nella nuova categoria Società e Solidarietà. Veramente un ottimo risultato. Sei contenta che sia stata un’opera così pregna di significati a donarti il successo e la fama?
Dal 1946 sono la più giovane, questo mi rende molto orgogliosa. Sono contenta che il successo nella categoria sia arrivato con un corto come Eyes, che resta comunque un prodotto di finzione ma che ha forti rimandi alla vita reale con il video presente nei titoli di coda. Essere premiata dal sindacato Giornalisti è un sogno. Mi fa rendere conto che il messaggio che volevo mandare è giunto a destinazione. Già per noi essere arrivati nella cinquina finale a contenderci il premio con personaggi noti come Rolando Ravello e Brando De Sica era un sogno, quando abbiamo saputo di aver vinto noi eravamo increduli.
Niccolò Ciatti lo hai ricordato ed omaggiato con una poesia ed un impatto che hanno lasciato molti, me compreso, con un groppo in gola impressionante. Le grida della ragazza e le immagini violente del pestaggio a chiusura del corto sono state pugni allo stomaco che hanno risvegliato l’umanità in ognuno di noi. Niccolò ti ha dato la forza per creare questo tuo lavoro, pensi che questo ragazzo riuscirà mai ad avere giustizia? il processo va avanti sempre e con un solo imputato. Gli altri due, rifugiati a Strasburgo sembra non verranno mai incriminati. Hai avuto modo di sentire recentemente il papà di Niccolò per sapere il suo stato d’animo o per fargli sentire la tua vicinanza?
Ho sentito Luigi, il papà di Niccolò proprio il giorno dei nastri d’argento, una settimana fa esatta. Mi ha detto che il processo continua con un solo colpevole, molto probabilmente uno solo in andrà carcere confermando la pena già inflitta.
Per gli altri due ancora non è detta l’ultima parola ma probabilmente la faranno franca. Abbiamo parlato di ulteriori indizi e ricerche che sta facendo ma non sarà facile arrivare ad una conclusione diversa dall’attuale.
il mio augurio è quello di poter cambiare i titoli di coda dicendo che tutti e tre sono in carcere ed il ragazzo ha avuto finalmente giustizia.
Mi hai detto che stai lavorando ad un nuovo lungometraggio. Che tipo di lavoro sarà? Ti muoverai nuovamente nel campo della denuncia sociale?
Il lavoro sarà sempre di denuncia, sempre in formato di finzione. Sto scrivendo una storia su un femminicidio. Per me ho ritagliato il ruolo della protagonista, Per il ruolo del protagonista ho in mente tre attori, che per il momento sono solo un sogno che non possiamo rivelare (noi di Universal Movies li conosciamo e speriamo che Maria Laura possa riuscire nel suo intento).
Sarebbe bello anche se un regista volesse prendere in considerazione il lavoro che sto scrivendo ma la vedo difficile, solitamente i registi tendono a realizzare i propri progetti partendo da zero e non utilizzando storyboard di altri.
Stanno andando avanti le selezioni nei Web Fest in tutto il mondo. Per il prossimo futuro cosa hai pensato? Proverai di nuovo questa carta oppure cercherai altri tipi di opportunità magari affidandoti ad una distribuzione.
L’esperienza che ho fatto con Eyes è stata bellissima ma stancante, sto continuando a proporre e distribuirlo in prima persona e questo mi porta lontano dalle mie attività a cui sono più affezionata, in particolar modo alla recitazione pura.
La mia idea è quindi quella di affidarmi ad una distribuzione per i miei prossimi lavori, qualora non dovessi riuscirci non avrò comunque timore a rimboccarmi nuovamente le maniche ed a calarmi ancora nei panni della produttrice e promotrice delle mie opere.
In ogni caso non voglio trovarmi come oggi ad avere diverse case di distribuzione che non vogliono investire perché, a loro parere, Eyes avendo avuto una prima fase di distribuzione “casalinga” è un prodotto su cui non si può più investire. A me sembra assurdo, ci sono tante manifestazioni dove ancora non è stato proiettato o dove io non ho avuto modo di proporlo, considerarlo “finito” è sbagliato.
Hai detto che vorresti proseguire la tua carriera come attrice. Che ruolo vorresti interpretare?
Se proprio potesse scegliere vorrei un ruolo particolare, al di fuori degli schemi. Mi ispirano personaggi come quelli raccontati in Wild, dove Reese Witherspoon ha mostrato ottime doti di recitazione oppure Monster, o Million Dollar Baby ma anche il ruolo di un’anarchica o di una prostituta, o meglio ancora di una suora, ma sempre sopra le righe, non personaggi scontati o troppo “normali”.
Film come Lo chiamavano Jeeg Robot sembrano essere mosche bianche nel panorama cinematografico italiano. Per la tua esperienza, produzioni italiane tipo quelle statunitensi saranno mai realizzabili con una certa continuità qui da noi?
Non abbiamo solo Lo chiamavano Jeeg Robot, per fortuna. Anche Il Primo Re è ben realizzato. Purtroppo però, non sempre ti mettono nella condizione di poter realizzare tali lavori. Da noi, spesso, vengono bocciati ed all’estero invece vengono osannati. Sono molto di più le opere ma non hanno respiro e a volte non le fanno neppure girare. Capita che, a forza di tagli, ti snaturano il progetto che avevi in mente e il risultato è inferiore alle aspettative. Speriamo che presto si possa trovare la giusta via.
Ringraziando Maria Laura per la sua disponibilità ci congediamo da lei con la speranza di poter vedere il suo prossimo lavoro quanto prima.
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