mary e il fiore della strega

La recensione del film d’animazione Mary e il Fiore della Strega

Mary e il fiore della strega è il primo lungometraggio dello Studio Ponoc, lo studio d’animazione fondato nell’aprile 2015 da Yoshiaki Nishimura Hiromasa Yonebayashi, entrambi noti per il loro lavoro presso Studio Ghibli.

Basato sul romanzo La piccola scopa, della scrittrice britannica Mary Stewart, la pelliccola racconta l’avventura di Mary bambina di undici anni, con dei capelli rossi e tanta voglia di avventura. Ospite estiva nella casa di campagna della vecchia zia, la ragazzina si annoia e combina guai suo malgrado. In un giorno più pigro degli altri, un gatto misterioso la conduce nel cuore della foresta dove trova e coglie un fiore magico che le dona il potere di volare a cavallo di una scopa. Al di là delle nuvole scopre piena di stupore il palazzo di Endor, una scuola di magia dove viene accolta come un’eroina. Apprezzata per il colore fiammante della chioma e per capacità che ignorava di avere, scopre a sue spese che tra le mura del prestigioso edificio cova un terribile segreto.

La Recensione

Guardando la pellicola si nota subito familiarità con creature e scenari creati dalla matita di qualcuno che ha lavorato in precedenza per lungometraggi dello Studio Ghibli. I tratti del viso di Mary, così come le ambientazioni, ricordano film storici come Il mio vicino Totoro e La città incantanta, capaci di empatizzare col pubblico, creando visioni suggestive. Precisa la cura dei dettagli e la scelta dei colori, i quali rendono il film una gioia per gli occhi.

Nella prima parte della sceneggiatura sembra dominare il rischio noia, ma fortunatamente nel secondo atto il ritmo aumenta, e questo nonostante il numero limitato di personaggi a far da contorno. Impossibile non notare parallelismi e citazioni al mondo fantastico di Hogwarts creato da J.K. Rowling, ma soprattuto – come già detto antecedentemente – con i classici film dello Studio Ghibli. Una particolare lode va al realismo donato dagli animatori a personaggi come Tib e Gib, capaci di comunicare con il solo sguardo.

L’ultimo atto, anche se prevedibile, risulta ben strutturato, nonostante lasci l’amaro in bocca per i troppi punti interrogativi lasciati in sospeso.

Seppur con qualche difetto, Mary e il fiore della Strega, è un film riuscito, magari non nel migliore dei modi, ma grazioso e semplice, e magari in grado di dare la giusta spinta al nuovo studio di animazione.



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