La recensione dell’intera Seconda Stagione di The Orville
Il 2 maggio scorso si è conclusa la seconda stagione di The Orville, uno show sin dall’inizio confezionato con lo scopo di omaggiare la saga Star Trek, dalla quale ha saputo prendere notevoli spunti, senza però commettere l’errore di farne un plagio. Questo è il nostro commento.
E’ per tale scopo che Seth MacFarlane ha voluto assemblare una grande squadra nelle cui fila, tra gli altri, troviamo Brannon Braga e David A. Goodman, profondi conoscitori dell’universo “Roddenberryano”. Inoltre quest’anno non sono mancati gli apporti di altri decani Trek, tra cui il Regista Jonathan Frakes e guest star del calibro di Marina Sirtis, Roberto Picardo, John Billingsley e Tim Russ.
Una stagione questa che possiamo definire cresciuta rispetto alla prima, sia in termini di narrazione, che di contenuti drammatici e classicamente fantascientifici. Uno show sin dall’inizio pensato così da MacFarlane, ma evolutosi maggiormente solo in questa seconda fase.
L’ironia è diventata più sottile, la grassa comicità è quasi sempre assente e, comunque, mai invasiva e gratuita.
Generalmente gli episodi sono spesso suddivisi in una trama principale, concentrata su un personaggio chiave, ed alcune esilaranti sottotrame. Queste hanno avuto un utile duplice scopo: alleggerire argomenti spesso dal tono più pesante e, nel contempo, approfondire maggiormente alcune situazioni e caratteristiche dei singoli personaggi. Ogni episodio ha avuto una natura essenzialmente autoconclusiva, che si è sviluppato in senso verticale, ciò detto comunque non ha escluso che un sottile filo abbia potuto legare saldamente l’arco narrativo dell’intera stagione, collegandosi anche a quanto già accaduto nella prima.
Così come in Star Trek, ma non solo, la fantascienza è qui usata come metafora, ecco quindi i Krill, feroce razza aliena, rappresentare l’integralismo ed il fanatismo religioso, oppure l’Ufficiale Bortus ed i Moclan presi come esempio per descrivere quelle che sono le contraddizioni, le piaghe sociali, i nefandi bisogni e le dipendenze di noi poveri Umani.
I temi trattati con maggior enfasi sono stati l’omofobia, l’appartheid, la difficile integrazione tra diverse culture, ma anche la dipendenza dalla pornografia, il tabagismo, i falsi credi e la pericolosità delle superstizioni portate all’eccesso. Ma MacFarlane ha voluto trattare, a suo modo e privo delle componenti “nerd”, anche un tema molto caro alla classica fantascienza, quello dei paradossi temporali dovuti alla Teoria del Caos ed al conseguente Effetto Farfalla. Ne sono esempio gli episodi conclusivi 13° e 14°. Anche nell’11° episodio, intitolato Indimenticabile, l’esplorazione del contenuto della memoria di un vecchio IPhone è da considerarsi come un vero e proprio tuffo nel passato da parte del simpatico Gordon Malloy.
Purtroppo, nel momento in cui scriviamo questo articolo, non si ha notizia di una terza stagione, che noi ci auspichiamo possa essere presto ufficializzata, ciò perché The Orville, a nostro avviso, ha ancora molto da dare e notevoli margini di crescita nella narrazione e nello sviluppo dei personaggi, augurandoci che possa comunque mantenere il suo carattere leggero ed ironico.
Ora vi lasciamo con una utile elencazione dei link alle nostre recensioni dei singoli 14 episodi, che compongono la seconda stagione di The Orville:
- a’loja
- Bisogni primordiali
- Casa
- Sulla terra non resteranno altro che i pesci
- Tutto il mondo è una torta di compleanno
- Gli algoritmi dell’amore
- Scudi
- Identità, parte 1
- Identità, parte 2
- Il sangue dei patrioti
- Indimenticabile
- Santuario
- Domani e domani e domani
- La strada mai intrapresa
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