Questa odierna è la recensione di 22.11.63, la nuova mini-serie tratta dal romanzo omonimo firmato da Stephen King, nel cast James Franco e Chris Cooper.
Segnatevi questa data: 22 novembre 1963. Vi dice qualcosa?
Per i conoscitori della storia degli Stati Uniti sarà facile riconoscere in quella data il giorno in cui il presidente John Fitzgerald Kennedy veniva assassinato mentre attraversava le vie di Dallas, in Texas. Ma questa data è anche il titolo di una nuova mini-serie in otto episodi prodotta dalla Warner Bros Television andata in onda negli Stati Uniti lo scorso febbraio e in Italia su Fox dal 11 aprile.
Il titolo ufficiale è tutto numeri: 11.22.63 (negli USA il mese viene prima del giorno, quindi in Italia risulta essere 22.11.63) ed è preso pari pari dal romanzo best seller di Stephen King (22.11.63, Sperling & Kupfer, 2011) che nella serie ricopre anche il ruolo di produttore esecutivo assieme a J.J. Abrams, Bridget Carpenter e Bryan Burk.
La trama è quella che piace a tutti da sempre: i viaggi nel tempo. Perché è inutile negarlo, la possibilità inverosimile di viaggiare nel futuro più avanti dei nostri anni o tornare nel passato durante eventi importanti o per cambiare qualcosa nel presente, affascina l’umanità intera da più di un secolo, da quando almeno Herbert G. Wells pubblicò nel 1895 il suo romanzo più importante: La macchina del tempo, appunto. E da quel momento in poi non si contano più gli episodi nella letteratura, nel cinema e nelle serie TV in cui i protagonisti non abbiano avuto a che fare con i viaggi nel tempo e tutte le loro conseguenze. E neanche in 22.11.63 gli amanti del genere resteranno delusi.
Questa la trama:
Siamo a Lisbons Falls, nel Maine (come in tutti i romanzi di King) e il professore di inglese Jake Epping (interpretato da un sempre magnifico e sornione James Franco) viene a conoscenza che nel retrobottega della tavola calda del suo amico Al Templeton (Chris Cooper) si nasconde quello che potremmo definire un portale spazio-temporale che riporta a un preciso giorno dell’ottobre 1960. A prescindere da quanto tempo si passi nel 1960, al ritorno al presente saranno passati solo due minuti. Scopriamo così che il gestore della tavola calda, ormai malato terminale, ha passato gran parte della sua vita tentando di prevenire l’assassinio del presidente Kennedy, con la speranza di un’America e un mondo migliori. E ora è il momento di lasciare tutte le sue ricerche e le sue scoperte al suo giovane amico Jake che, scettico ma anche insoddisfatto della sua vita, decide di imbarcarsi in questa avventura. I rischi e le difficoltà non sono pochi. Innanzitutto bisogna trascorrere almeno tre anni nel passato per arrivare al 1963 e questo significa imparare a vivere negli anni Sessanta, trovare una fonte di reddito, seguire e sorvegliare ogni persona potenzialmente legata all’assassinio del presidente e, soprattutto, restare nell’anonimato senza interferire troppo con gli eventi del passato. E qua iniziano i problemi e i tanto amati paradossi temporali. Infatti, se il salvataggio di Kennedy è solo il fine ultimo, ci sono tre anni da riempire con persone, luoghi, imprevisti e colpi di scena.
Ed è qua che la serie trova il suo massimo sviluppo, con continui flashback e ritorni al presente che mantengono aperto un parallelismo tra il 1960 e il 2016, con personaggi forti e di contorno che lasciano il segno e soprattutto con la continua presenza del rischio di intervenire anche involontariamente sul passato compromettendo il presente. Perché, come dice Al Templeton, “Al passato non piace essere cambiato”.
22.11.63 segue il filone di mini-serie di alto livello, con protagonisti presi in prestito (solo in prestito?) dal grande schermo, con una cura maniacale nei dettagli e con una sceneggiatura firmata dal maestro del brivido che, ancora una volta, abbandona l’horror per il thriller psicologico e fantastico. Infatti, la serie non dà troppe spiegazioni del perché o del come i viaggi temporali avvengano, ma si concentra sugli aspetti psicologici dei protagonisti e sulle conseguenze delle loro azioni. Non si rivolge, quindi, ad un pubblico selezionato come succede per i libri di Stephen King, ma è pensata per un pubblico universale. E, sebbene partita in sordina in Italia, è una serie destinata a diventare cult. Al punto che King sembra stia già lavorando al sequel del suo romanzo.
Per saperne di più, il sito ufficiale (in inglese):
http://www.warnerbros.com/tv/112263
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