La recensione di Shaft, il quinto capitolo della saga, ora su Netflix
L’istrionico Samuel L. Jackson torna a vestire, a distanza di quasi 20 anni, l’intramontabile giacca di pelle che contraddistingue l’investigatore Shaft.
Per questo quinto capitolo della saga iniziata nel lontano 1971 si è scelto di distribuire il film sulla piattaforma di streaming Netflix. Qui di seguito la nostra recensione.
New York 1989. Shaft e sua moglie Maya (Regina Hall) si trovano fermi in auto quando vengono presi di mira da alcuni malviventi. Riescono a sopravvivere all’agguato e Maya comunica al marito che non può più sopportare quello stile di vita per cui prenderà con se il piccolo JJ (Jessie Usher) e se ne andrà per sempre da quella città e dai pericoli che corre stando vicino a John Shaft.
Passano gli anni e John Junior, ormai adulto, è in organico all’FBI. Cercherà e contatterà il padre per riuscire a risolvere un presunto omicidio, dando vita ad una serie di eventi e situazioni pericolose in cui i due si troveranno ben presto immischiati.
Commento
Lo Shaft targato Netflix non può dirsi un innovativo punto di vista nel genere poliziesco, ma nel complesso regge bene e scorre via con gag divertenti e sparatorie oltre ogni limite. La regia è affidata all’esperto Tim Story (I Fantastici 4, I Fantastici 4 e Silver Surfer, Poliziotto in Prova), il quale porta a termine il lavoro con una buona dose di sapienza ma senza osare troppo.
Jessie Usher, purtroppo, non ha ancora il ritmo e la presenza scenica di Samuel L. Jackson ma sembra avere comunque alcune frecce al suo arco, e questo nonostante non abbia convinto appieno con la sua interpretazione. Bene invece sia Regina Hall nei panni di Maya, che Alexandra Shipp, che qui possiamo apprezzare nei panni di Sasha Arias, amica di JJ. Nel cast anche lo Shaft originale, Richard Roundtree in un cameo che ad onor di cronaca avrebbe meritato maggiore spazio.
A nostro avviso, con Shaft, i produttori confezionano un prodotto a metà fra l’home video e il film da sala, riuscendo a cogliere in parte nel segno, con l’obiettivo – neanche troppo velato – di dare il via ad un nuovo passaggio di consegna per una nuova generazione di Shaft. Jessie Usher ed il suo JJ ricoprono – probabilmente – i piani per ulteriori sviluppi della saga dell’investigatore privato.
Molti i riferimenti ad altri prodotti della cultura pop mondiale, a tal proposito fa sorridere la citazione a Matrix, con una battuta in cui Samuel L. Jackson scherza sul fatto che spesso lo hanno scambiato per Laurence Fishburne. Altri rimandi vanno inoltre a Terminator e Indiana Jones ed il Tempio Maledetto (questo più velato e percepibile solo dai più attenti).
Fra le tante chicche va segnalata la presenza a mo’ di easter-egg di Adrienne C. Moore, la Cindy di Orange is the New Black in un ruolo che potrebbe far pensare ad uno spoiler “voluto” della stagione conclusiva della serie TV Netflix sul carcere femminile di Litchfield.
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