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La Recensione di The Hateful Eight, l’ottavo film di Quentin Tarantino

The Hateful Eight è l’ultimo film di Quentin Tarantino, interpretato, tra gli altri, da Kurt Russell, Samuel L.Jackson, Tim Roth e Jennifer Jason Leigh, è un sanguinolento western che omaggia e rinnova i classici del genere.

Il cacciatore di taglie John Ruth deve condurre la sua prigioniera, la latitante Daisy sulla quale pende una taglia di 10000 dollari, a Red Rock per consegnarla alla giustizia e riscuotere la taglia che gli spetta. Sulla sua strada incontra Chris Mannix che si aggregherà a loro nel viaggio che li porterà ad incontrare altri strani personaggi…

I primissimi minuti e le prime immagini non solo fanno ben sperare, la sinergia fra la colonna sonora, realizzata dal maestro Ennio Morricone, e immagini è perfetta, ma fanno gridare, in anticipo, al capolavoro. I titoli di testa, in pieno stile retrò, sono magnifici. I ritmi lenti sono in armonia con il susseguirsi degli eventi e il look stravagante dei personaggi unito alla recitazione e ai dialoghi sopra le righe contribuiscono a portare lo spettatore subito dentro all’innevato West messo su dal regista.

L’8vo film di Quentin Tarantino, che se consideriamo anche i segmenti di “Sin City” e “Four Rooms” diventa il decimo, dividendo poi “Kill Bill” nei due volumi distribuiti separatamente addirittura l’undicesimo, non vive solo di omaggi e citazioni. È una storia di canaglie in cui lo spettatore si domanda quale dei protagonisti sia il più cattivo, riuscendo però, tramite un abile sceneggiatura, a rendere spessore psicologico ad ogni singolo personaggio. Gli attori sono bravissimi, tutti perfettamente in parte formando, tutti insieme, un ensamble cast difficilmente dimenticabile.

Tutto sembra essere dove dovrebbe, ed è forse esattamente questo il limite, l’unico a dire il vero, dell’ennesimo ottimo film di Tarantino. L’essere sempre così fedele a se stesso, senza ricercare nuove soluzioni registiche e/o di sceneggiatura, l’essere sempre così, insistentemente e quasi forzatamente, fedele a se stesso.

Se, infatti, il suo estetismo classico si rivela, rapportato al cinema odierno, una novità; rapportato alla cinematografia dello stesso autore ci fa dire “…è un classico film di Tarantino”, ma non è proprio la stessa cosa di dire è un classico del Cinema.

Perdonate il gioco di parole, sia chiaro, sono quisquilie, il film è molto bello e i suoi 187 minuti filano lisci manco fosse un film di un’ora e mezzo, ma non siamo vicini alle vette più alte della cinematografia di un regista che ha il dono unico di trasformare, mescolando ingredienti che per altri sarebbero scaduti, una minestra riscaldata in un piatto tutto nuovo.

VOTO: 7+


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