Questa è la recensione di Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi), l’ottavo episodio della saga sci-fi diretto da Rian Johnson e interpretato da Daisy Ridley, Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver e Oscar Isaac.
Mentre il Primo Ordine attacca senza sosta le navi della Resistenza capeggiata dalla Principessa Leia, Rey si reca da Luke Skywalker per implorarlo a tornare e aiutare i Ribelli a ripristinare la Repubblica. Ma l’anziano jedi, sofferente per non essere riuscito a impedire a Kylo Ren, suo allievo in passato, di abbracciare il lato oscuro della Forza, rinuncia. Nel frattempo, Finn e l’addetta alle tubazioni Rose devono andare alla ricerca dei codici per disattivare gli scudi della nave del leader supremo Snoke.
Proseguendo gli eventi iniziati da J.J. Abrams (qui produttore esecutivo), Rian Johnson costruisce il film portando avanti più linee narrative contemporaneamente introducendo nuovi personaggi che, molto probabilmente, faranno la parte del leone nell’episodio conclusivo.
Da una parte c’è Rey in conflitto con Luke il quale, ritiratosi sul pianeta Ach-To in esilio, non ne vuole sapere di tornare né tantomeno di addestrare la ragazza sulla via della Forza. C’è la Resistenza, con Leia Organa e lo scapestrato ma fidato pilota Poe Dameron in una fuga continua dal Primo Ordine e dall’esercito del generale Hux. Infine, ci sono Finn e Rose che si recano su Cantonica per trovare colui che è in possesso dei codici per disattivare gli scudi come indicato da Maz Kanata.
Tutte queste linee narrative fanno sembrare il film scisso in più parti, ma sono tutte necessarie ai fini della saga. Johnson orchestra con inaspettata maestria la miriade di personaggi e sottotrame che si sviluppano durante i 152′ di durata, a volte allungando il passo e facendo avvertire qualche inceppamento nella fluidità della narrazione.
Inevitabile qualche concessione al merchandising come dimostrano i numerosi animali presenti, ma accompagnando la storia con quelle trovate visive come la battaglia finale sul pianeta di sale Crait da cui emerge una roccia rossa sottostante.
E ci si emoziona nel rivedere personaggi storici come Leia e Luke che cedono il testimone a una nuova generazione di eroi da cui emerge Rey, giovane ragazza “dal nulla” che prende le redini della storia e che vive un conflitto interiore trovandosi a metà strada tra Luke e Kylo Ren; proprio con quest’ultimo, Rey (con) divide una sorta di destino comune che troverà sbocco nell’episodio conclusivo.
Rispetto a Il Risveglio della Forza, Gli Ultimi Jedi si apre a momenti di ironia (non sempre necessaria) ma, soprattutto, a momenti di introspezione e di elevazione spirituale, come dimostra la scena in cui Rey “affonda” nel pianeta Ach-to, quasi un richiamo a quanto accaduto al giovane Luke sul pianeta Dagobah durante l’addestramento con Yoda.
Forse penalizzato da questa sua scissione in più parti, Gli Ultimi Jedi risulta a tratti poco compatto, ma la storia e i suoi personaggi appassionano ed emozionano mentre la regia di Johnson si rivela efficace nel traghettare gli eventi a quella che sarà la loro (definitiva?) conclusione.
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