Abbiamo visto la prima stagione di Le Terrificanti Avventure di Sabrina, la serie Netflix tratta dall’omonimo fumetto targato Archie Comics. Questa è la nostra recensione.
Alla vigilia del suo sedicesimo compleanno Sabrina Spellman, mezza strega e mezza mortale, si ritrova a dover scegliere tra i suoi amici, la sua scuola e la via della stregoneria, le cui porte si apriranno attraverso l’oscuro battesimo che la consacrerà all’Oscuro Signore.
Tratta dall’omonimo fumetto scritto da Roberto Aguirre-Sacasa e legata allo stesso universo narrativo di “Riverdale”, la serie, targata Netflix, si propone come un mix di generi, spaziando dal teen drama all’horror, dalla commedia al racconto di formazione, ed è proprio in quest’ultimo elemento che Le Terrificanti avventure di Sabrina trova una delle sue chiavi di lettura più interessanti. La storia si presta, infatti, ad un’interpretazione che la vede come un’allegoria del passaggio all’età adulta, fatta di scelte, di responsabilità e di sacrifici.
Al di là di quelle che possono essere le diverse chiavi di lettura dell’opera, quello che prevale è però, sotto il profilo estetico, l’elemento orrorifico. La fotografia, caratterizzata da un particolare lavoro sulla messa a fuoco, e le scenografie contribuiscono alla creazione di un’atmosfera surreale e grottesca che viene, inoltre, alimentata dagli apprezzabili trucchi utilizzati per la realizzazione delle mostruose creature che popolano l’universo narrativo di Greendale.
Alcuni fattori potrebbero far storcere il naso, ad esempio la già citata messa a fuoco che potrebbe rendere ostica per certi versi la visione, oppure alcuni sviluppi narrativi che, discostandosi nettamente dal fumetto originale, perseguono strade maggiormente caratterizzate da inutili lungaggini e da cliché, eppure il risultato è quello di una serie assolutamente godibile in grado di far sorridere, di inquietare ed anche, a tratti, di far riflettere.
Uno degli elementi che donano alla serie maggior spessore, infatti, è la capacità della messa in scena di dar vita ad una vera e propria cosmogonia. Il mondo di Sabrina non è quello reale ma, seppur alcuni sviluppi narrativi risultino a tratti inverosimili, la costruzione e la descrizione di quello che è il sistema della chiesa dell’Oscuro Signore denotano un lavoro, non solo estetico, ma di scrittura assolutamente da sottolineare. L’attenzione alla rappresentazione di questo sistema patriarcale non può che emergere come correlata all’interpretazione metaforica del racconto che vede Sabrina come un simbolo della lotta femminista contro il suddetto sistema.
In conclusione possiamo dire che, nonostante alcuni punti deboli e nonostante alcune scelte stilistiche e narrative sembrino essere fatte apposta per strizzare l’occhio ad una determinata fetta di pubblico, con “Le terrificanti avventure di Sabrina” Netflix abbia (quasi) fatto centro. Imperdibili i titoli di testa.
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