Living With Yourself: Recensione della serie tv con Paul Rudd
Abbiamo visto Living with Yourself, la nuova serie tv proposta da Netflix, con protagonista Paul Rudd. Questa è la nostra recensione.
Diretta da Jonathan Dayton e Valerie Faris, coppia di registi nota principalmente per pellicole quali “Little Miss Sunshine”, datata 2006, e “La battaglia dei sessi”, datata 2017, la serie racconta la storia di Miles, americano medio scontento della sua esistenza, e del suo tentativo di dare una svolta alla sua esistenza attraverso una strana SPA che dovrebbe fare emergere il suo lato migliore. La convivenza con questo “nuovo Miles” non sarà però facile.
Questa bizzarra serie televisiva, distribuita sulla piattaforma Netflix a partire dal 18 ottobre 2019 e composta da otto episodi della durata di circa 25 minuti l’uno, propone, a onor del vero in maniera piuttosto originale, il tema della clonazione e lo usa per raccontare le crisi, le paranoie, le insicurezze dell’uomo medio americano.
Miles, interpretato da un bravo Paul Rudd, il cui volto è noto ai più per essere quello dell’Ant-Man del Marvel Cinematic Universe, è, per certi versi e con le dovute distinzioni, un novello Homer Simpson, ma non tanto per le sfaccettature del carattere del personaggio, ben diverso da quello della suddetta serie animata, quanto per il lavoro fatto sul personaggio attraverso attraverso una buona scrittura.
Il tono, a tratti farsesco e a tratti più serioso, rende il lavoro della coppia Dayton & Faris accostabile al genere dramedy, mentre il tema di fondo, perlopiù fantascientifico, serve solo come scusa per raccontare una storia di accettazione, di amore, di umanità.
Niente male.
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