Abbiamo visto L’uomo senza gravità, il film distribuito da Netflix, diretto da Marco Bonfanti, con Elio Germano. Questa è la recensione.
In una notte tempestosa di un paesino italiano nasce Oscar, un bimbo che si dimostra fin da subito speciale. Egli è infatti “leggero” galleggia a mezz’aria. Tenuto al sicuro da occhi indiscreti dalla famiglia per anni, solo da adulto deciderà di venire allo scoperto ed è proprio qui che avrà inizio la storia “dell’uomo senza gravità”.
Commento
Film dalla trama senza dubbio interessante, L’uomo senza gravità apre la narrazione in effetti con un certo grado di mistero, sorprendendo lo spettatore per la strana natura del bambino. La sceneggiatura sembra prospettare un buon grado di intrattenimento, ma nel secondo atto la delusione lascia spazio alla noia.
Il ritmo si dimostra per buona parte della visione abbastanza statico, senza colpi di scena, e cambi di direzioni capaci di attrarre l’attenzione dello spettatore. Il film di Marco Bonfanti, però, si riaccende nel suo terzo atto, ed il merito è dell’introduzione di un personaggio capace di dare profondità alla trama, e prospettare un finale degno di interesse. Ed è proprio l’epilogo di L’uomo senza gravità a regalare le giuste emozioni, le stesse che un prologo lento e monotono come quello mostrato qui sembravano non poter mai offrire.
L’interpretazione di Elio Germano, per concludere, lascia allo spettatore un reale senso di stupore; il suo essere spensierato e innocente si trasforma in una rassegnazione triste e cupa, che solo l’amore di una vita potrà sciogliere. Una interpretazione davvero interessante.
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