A Mente Fredda, la recensione del film su Netflix
Abbiamo visto A Mente Fredda, film distribuito attraverso il catalogo del colosso dello streaming Netflix. Questa è la nostra recensione.
Diretto da Lukasz Kosmicki e intrepretato da Bill Pullman, “A Mente Fredda” parte dall’ambientazione degli anni ’60, caratterizzati dalla tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, per parlarci di come la guerra fredda tra queste due nazioni si sia spostata dalla scacchiera geopolitica mondiale a quella reale, che vede sfidarsi i campioni delle rispettive potenze.
Commento
Il film si sviluppa, dunque, seguendo questo doppio filo narrativo e interpretativo, raccontando di come una semplice gara di scacchi si sia trasformata in un vero e proprio gioco di potere che si intreccia con mosse di spionaggio e azioni politiche strategiche. La pellicola del regista polacco si profila come un film di spionaggio atipico che, però, non riesce mai veramente a decollare.
La sceneggiatura si perde spesso in situazioni caricaturali e mai verosimili ma l’elemento che maggiormente fa storcere il naso è la mancanza di un vero e proprio tessuto connettivo tra queste. L’intreccio narrativo non sfrutta al meglio le potenzialità offerte da una trama tutto sommato interessante e si perde lasciando vuoti senza spiegazione e sbrigandosi in elucubrazioni confuse.
Il personaggio di Mansky, interpretato dal navigato Bill Pullman, è delineato in maniera stereotipata come il classico genio caduto in disgrazia e che cerca rifugio nei fiumi dell’alcool.
Possiamo dire, in definitiva, che “A Mente Fredda” si tratta di un thriller che cerca di capovolgere alcune dinamiche tipiche del genere ma che lo fa in maniera goffa e artificiosa, senza riuscire mai a risultare avvincente nella messa in scena o ad essere quantomeno chiaro sotto il profilo contenutistico.
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