Nino Manfredi: il ricordo della redazione a 100 anni dalla nascita del mito
“Conta prima la mimica, poi la parola: questo non lo insegna più nessuno.”
Saturnino Manfredi, in arte Nino, nasce a Castro dei Volsci il 22 marzo 1921. Scopre il teatro e la musica mentre era in convalescenza presso un sanatorio per aver contratto la tubercolosi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale completa gli studi in giurisprudenza, e si iscrive in parallelo all’Accademia di Arte Drammatica in cui si diploma nell’estate del 1947. Alla fine dello stesso anno debutta al Teatro Piccolo di Roma in alcuni ruoli drammatici. Dal Piccolo di Roma, passa a quello di Milano, per tornare poi nella Capitale, all’Eliseo, dove recita insieme a Paolo Panelli e Bice Valori.
Agli inizi degli anni ’50, lasciato il palco, Nino Manfredi tenta il successo in radio assieme a Paolo Ferrari e Gianni Bonagura: il trio si esibisce in esilaranti sketch nei varietà radiofonici, per poi tornare in teatro sempre in ruoli brillanti. Qui Nino coglie l’occasione di lavorare con Fabrizi e Bice Valori, nel Rugantino di Garinei e Giovannini. Il successo ottenuto dallo spettacolo spinge Manfredi fino agli States, da qui il debutto a Broadway.
Nel frattempo arriva anche l’esordio nel mondo del cinema con ruoli che ne fanno apprezzare il talento in tutta la penisola. Lo Scapolo, Totò Peppino e la… malafemmina sono solo alcuni dei film a cui Manfredi prende parte negli anni 50. Da quel momento la carriera di Nino Manfredi decolla, dando modo all’istrionico attore di eccellere in diversi campi, tra cui quello musicale: “Tanto pe’ Cantà”, un brano di Petrolini del 1932, torna così a nuova vita grazie alla sua interpretazione del 1970. “Chi di noi non l’ha mai cantata, cercando magari di imitare quel friccico di malinconia che solo Manfredi sapeva imprimergli?” Ma la sua incursione nel mondo della musica non si limita a quella canzone, lo troveremo perfino ospite al Sanremo dell’82 e dell’anno successivo, dove canterà insieme a 50 bambini.
Ma torniamo alla nostra cronostoria. Nanny Loy lo vuole in L’Audace colpo dei Soliti Ignoti; con lo stesso regista poi affianca Totò in Operazione San Gennaro. Gli anni ’60 regalano a Nino altre collaborazioni: con Alberto Sordi gira Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?, mentre con Ugo Tognazzi, diventa protagonista in Straziami ma di baci saziami. Il passaggio da ruoli brillanti ad altri più cupi e drammatici è però dietro l’angolo, una parentesi importante che lo riporta in seguito ad essere lo scanzonato ragazzo di inizio carriera. In particolar modo lo vediamo in quegli anni in Girolimoni, il mostro di Roma, in Brutti, sporchi e cattivi ed anche in Café Express. Ruoli difficili e complicati che l’attore però interpreta magistralmente.
Nino Manfredi nella sua immensa carriera diventa una sorta di attore feticcio di Luigi Magni: con il regista racconta la Roma risorgimentale, ed in particolare con la sua interpretazione nella trilogia papalina composta da Nell’anno del Signore, In nome del Papa Re e In nome del popolo sovrano. Con Magni ancora è protagonista nel film Signore e Signori buonanotte, dell’episodio “Santo Soglio”. Liberamente ispirato alle vicende dei Papi Sisto V e Pio V, Manfredi interpreta un infermo cardinale, scelto dal clero come Papà di transizione. A tal proposito, vi consigliamo di recuperare questa parodia satirica e di gustarvi il finale.
Manfredi, successivamente, approda sul piccolo schermo, dove esordisce con lo sceneggiato L’Alfiere, ma è con il Geppetto di Le Avventure di Pinocchio che dà vita ad un personaggio intramontabile, ancora oggi dopo circa 50 anni. Negli anni ’90 è infine protagonista della fiction Linda e il brigadiere, accanto a Claudia Koll. Come regista Manfredi ha diretto Per Grazia Ricevuta, col quale si è aggiudicato la Palma d’oro al Festival di Cannes ed il Nastro D’Argento. Attore, regista ed anche doppiatore. Manfredi ha dato la sua voce a diversi attori stranieri ed italiani, fra i quali Robert Mitchum e, perfino, Marcello Mastroianni (nella pellicola Parigi è sempre Parigi).
Anche in ambito pubblicitario, Manfredi l’ha fatta da padrone, a partire dai primi Carosello, dove riprende il ruolo del ladro improvvisato del film “i Soliti Ignoti”, fino ad essere il testimonial perfetto per la nota azienda di caffè torinese, dove conia una frase che rimarrà per sempre nell’immaginario collettivo nazionale: “Il caffè è un piacere, se non è bono, che piacere è? Più lo mandi giù e più te tira su.” In quest’ambito è stato storico lo spot, per Roma Pulita, che Manfredi gira nel 1982 e che è stato ripreso più in avanti da Enrico Brignano. Geniale il modo con cui l’attore, inoltre, prende in giro sé stesso in Grandi Magazzini di Castellano e Pipolo: qui interpreta un attore, d’antichi fasti, ma ormai in pieno declino e vittima dell’alcolismo: “Anche Bonanni compra ai grandi Magazzini”. Una battuta semplice e di pochi secondi che grazie alla mimica facciale e l’aplomb dell’attore è divenuta, in quegli anni, una sorta di tormentone.
Nel ’55 sposa la modella e costumista Erminia Ferrari. Dalla loro unione sono nati Roberta (attrice e produttrice), Luca (regista) e Giovanna. E’ di Luca Manfredi la regia del docufilm celebrativo “Uno, nessuno, cento Nino” che Rai 2 trasmetterà questa sera in occasione del centenario. Vincitore di diversi David di Donatello e di Nastri d’Argento, il grande Nino Manfredi si è spento a Roma il 4 giugno del 2004. La città dove è cresciuto e che lo ha adottato a proprio simbolo gli ha dedicato un viale nel Giardino degli Aranci ed il Teatro di Ostia.
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