Abbiamo visto All’ombra della Luna, nuovo film sci-fi proposto da Netflix, con protagonista Boyd Holbrook. Questa è la nostra recensione.
Netflix ormai sembra gradire e sponsorizzare le trame Sci-Fi legate ai viaggi nel tempo e, a tal proposito, segnaliamo l’ultima creatura approdata sul catalogo dal titolo All’ombra della Luna (In the Shadow of the Moon), un visionario rompicapo diretto da Jim Mickle. Protagonista della storia è il detective Thomas Lockart, interpretato da Boyd Holbrook (lo Steve Murphy della serie Narcos).
Nella Philadelphia del 1988, l’agente Lockart è sul punto di diventare padre. Mentre si trova in servizio insieme al collega Maddox (Bokeem Woodbine) si trovano coinvolti in una serie di strani omicidi. Lockart è agli ordini del cognato, il detective Holt (Michael C. Hall) e cerca in tutti i modi di mettersi in luce con quest’ultimo per poter aspirare a diventare detective lui stesso. Gli eventi di quella notte cambieranno per sempre la vita di Thomas Lockart.
Il Commento
Quando si va a pestare i piedi ai viaggi nel tempo ed ai paradossi temporali che si vanno a creare, spesso si corre il rischio di commettere errori grossolani o lasciare porte aperte a backdoor che gli spettatori più attenti potrebbero sfruttare per criticare quanto portato sullo schermo. All’Ombra della Luna, riesce a schivare buona parte di queste trappole, anche se lascia aperto qualche dubbio legato alla strada che il protagonista intraprende. Detto questo, a nostro avviso il film risulta una grande occasione sprecata.
Nato dalla penna di Gregory Weidman e Geoff Tock, la pellicola sembra potersi adattare maggiormente ad una serie tv dove, probabilmente, avrebbe avuto una diversa e più completa spiegazione degli eventi. La storia di per sé è interessante, ma – come detto – avrebbe meritato maggiori approfondimenti e caratterizzazioni dei personaggi, evitando così di scorrere via troppo velocemente, citofonando tra l’altro il primo colpo di scena già nei primi minuti.
Narrativamente fa storcere il naso il modo con cui sono introdotte le dinamiche dei viaggi nel tempo che hanno dato origine all’intera vicenda, lasciandole percepire senza portarle mai alla luce. Non è un premio alla qualità complessivo di All’ombra della Luna neppure il makeup scolastico utilizzato dalla produzione. Vani infatti i tentativi di invecchiare i personaggi, se non per abbassare ancora di più il livello della produzione. Fa rumore – ancora negativamente – la scarsa attenzione degli sceneggiatori nello sfruttare il passare dei decenni per descrivere l’evoluzione del lavoro investigativo, passo fondamentale in un crime movie sorretto dai viaggi nel tempo. Buona, inoltre, la caratterizzazione del personaggio principale – interpretato da Boyd Holbrook – solo nella prima parte del film, divendo poco convincente verso la conclusione.
Parlando di recitazione, crediamo che la produzione abbia sprecato il talento di attori quali Michael C. Hall e Boyd Holbrook. Il primo recita un semplice cammeo, divenendo sempre più trasparente con l’andare dei minuti, l’altro sacrificato ad esigenze di copione anche se capace di mostrare la sua validità di attore e dando vita ad ottimi scambi di battute. Praticamente impalpabile la prova di Cleopatra Coleman, non per sua colpa ma perché completamente al di fuori della narrazione, e questo nonostante il suo “sarebbe” da considerare un personaggio perno della storia.
In conclusione crediamo che un rebuild in chiave serie tv – da proporre magari fra qualche anno – potrebbe dare nuova linfa ad un progetto non particolarmente innovativo ma che avrebbe potuto avere una sua anima, purtroppo finora inespressa. Per la serie bene… ma non benissimo.
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