Oppenheimer, la recensione del film

Oppenheimer, recensione del film di Christopher Nolan

Oppenheimer è un film scritto e diretto da Christopher Nolan, nel cast Cillian Murphy, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey jr. e Florence Pugh. Questa la recensione.

Durante i suoi studi presso il Cavendish Laboratory, in cui non si sente pienamente soddisfatto, il giovane Robert Oppenheimer viene convinto dallo scienziato Niels Bohr, in visita presso l’istituto, ad andare in Germania per studiare fisica teorica. Tornato negli Stati Uniti, Oppenheimer inizia a insegnare al California Institute of Tecnology e, nel frattempo, incontra la sua futura moglie Katherine e inizia una relazione intermittente con Jean Tatlock, membro del Partito Comunista.

Nel 1942, vista la sua ampia conoscenza nel campo della fisica, Oppenheimer viene reclutato dal generale dell’esercito Leslie Groves il quale lo mette a capo del Progetto Manhattan per lo sviluppo della bomba atomica. Viene così messo insieme un team di scienziati guidati da Oppenheimer presso Los Alamos dove viene testata la prima bomba atomica.

Ma dopo il successo del test, e con la Seconda Guerra Mondiale alle spalle, per Oppenheimer ha inizio un calvario che lo vede al centro di un processo messo in piedi da Lewis Strauss, presidente dell’AEC, risentito dopo che lo scienziato lo ha pubblicamente umiliato in merito alla questione sull’esportazione di radioisotopi.

Sarà in grado Oppenheimer di far fronte alle accuse e riabilitare definitivamente il suo nome?

IL COMMENTO

Il cinema di Christopher Nolan ha sempre avuto al suo centro personaggi che si muovono all’interno di mondi e contesti a cui devono far fronte, ma che lottano anche contro le proprie paure e ossessioni. Non fa eccezione Oppenheimer, l’ultima fatica del regista dedicata a una delle figure più importanti e controverse della storia contemporanea.

Ispirato dal libro “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato (American Prometheus)” di Kai Bird e Martin J. Sherwin, Christopher Nolan – anche sceneggiatore – mette a disposizione le sue abilità tecniche per costruire un impianto tecnico impressionante senza però perdere per strada la storia che racconta. Per questo motivo, la non linearità del racconto – si alternano scene della preparazione della bomba a scene successive del processo, e queste ultime occuperanno poi l’ultima parte del film – non costituisce un inutile vezzo, ma serve al regista per dare quante più informazioni possibili allo spettatore al fine di fargli comprendere al meglio le situazioni che si stanno profilando.

Robert Oppenheimer è un altro antieroe tipicamente nolaniano, mosso dalle proprie convinzioni e dal suo ego, consapevole che le proprie conoscenze nel campo della fisica teorica possano, in un certo modo, cambiare il corso della Storia. Ma così come lo è stato il Cavaliere Oscuro, Dom Cobb in Inception e il protagonista di Tenet (nel quale viene esplicitamente citato il Progetto Manhattan), anche Oppenheimer deve fare i conti contro i limiti posti dalle sovrastrutture (che siano esse esterne, cioè poste dalla società, o interne, cioè scaturite dall’animo più profondo) e lottare non solo contro gli avversari che lo vogliono annichilire, ma soprattutto contro i dilemmi morali che l’invenzione della bomba atomica – e il suo terrificante utilizzo – porta inevitabilmente con sé (“Sono diventato Morte, il distruttore di mondi” si autodefinisce a un certo punto).

Al fine di catturare le più sottili sfumature del pensiero del protagonista (interpretato magnificamente da Cillian Murphy), Nolan ci proietta letteralmente nella sua mente con visioni fulminee e fulminanti del cosmo, degli atomi e dell’esplosione atomica. Ma il regista fa di più: soggettivizza l’intero film dal punto di vista di Oppenheimer per cui le scene a colori sono quelle in cui lo vediamo al centro della scena, capace di tenere le fila di Los Alamos e tutte le persone che vi gravitano intorno, mentre nelle scene in bianco e nero è un soggetto passivo in cui subisce il processo e sembra non essere in grado di reagire.

In conclusione, Oppenheimer è un film che non vuole giudicare l’operato dello scienziato, chiamato a usare le proprie conoscenze al servizio del proprio paese, comprendendo solo dopo la portata catastrofica delle sue scoperte, ma che cerca (riuscendoci) di fornire un ritratto completo dello scienziato e di un contesto storico tra i più problematici della Storia contemporanea.

Le tre ore di durata non devono spaventare perché la quantità di informazioni, personaggi e situazioni non fa cedere mai il racconto: ci vuole un po’ di pazienza, ma si viene ripagati. Due menzioni vanno alla fotografia di Hoyte van Hoytema e al montaggio di Jennifer Lame, che nel momento del test della bomba a Los Alamos conferisce all’intera sequenza una tensione realmente palpabile.

Oppenheimer è attualmente distribuito nelle sale italiane attraverso il marchio Universal Pictures International Italy.

Oppenheimer
Oppenheimer Recensione

Regista: Christopher Nolan

Data di creazione: 2023-08-27 19:40

Valutazione dell'editor
4.5

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