I giochi sono fatti. Oggi sono state svelate le nomination agli Oscar 2020 che quest’anno giungono alla loro 92a edizione. Ma cosa ci dicono queste nomination che vedono al primo posto Joker con 11 candidature?
Sono anni che la vetrina offerta dalla Mostra del Cinema di Venezia è sinonimo di garanzia per gli Oscar. Il Leone d’oro Joker non è da meno, e a dimostrarlo ci sono le 11 candidature; quella per Joaquin Phoenix sembra essere quella più certa, nonostante la pur ottima prova di Antonio Banderas in Dolor y Gloria.
Riuscirà il film di Todd Phillips a trionfare in tutte le categorie in cui concorre? Probabilmente no (d’altronde anche un film come Mad Max: Fury Road, alla fine, prevalse solo nelle categorie tecniche), ma queste 11 nomination a un film disturbante e disturbato come Joker segnalano un modo di vedere le cose che dall’Academy, forse, non ci si aspettava.
Non sono da sottovalutare nemmeno le 10 nomination ottenute da The Irishman e 1917. Soffermiamoci un momento sul film (targato Netflix, attenzione) di Scorsese, tanto discusso ma anche tanto apprezzato. Il film è potente, ma il marchio Netflix potrebbe essere un punto di debolezza su cui i membri dell’Academy potrebbero non soprassedere. Forse.
1917 di Sam Mendes, invece, sembra essere il favorito per la statuetta più ambita (quella come miglior film) e potrebbe fare la voce grossa anche in tutto il comparto tecnico, dal montaggio alla fotografia – da ricordare che il film è un unico piano-sequenza. Un film sulla guerra mondiale in tempi in cui una nuova guerra mondiale sembra essere sempre a un passo? Per l’Academy un monito da tenere in considerazione.
E se invece a trionfare a Hollywood fosse proprio un film sulla Mecca del cinema? Con C’era una volta a… Hollywood, Quentin Tarantino (10 nomination) potrebbe trionfare in tutto e per tutto. E per Brad Pitt, vincitore del Golden Globe, potrebbe essere la volta buona.
Come accaduto per il messicano Roma, anche il coreano Parasite (6 nomination totali) concorre sia come miglior film internazionale sia come miglior film. Per gli altri film stranieri, in pratica, non c’è gara.
Torniamo dunque alla domanda di partenza: cosa ci vogliono dire queste nomination? L’Academy pare voler accogliere quest’aria di cambiamento puntando un occhio a un altrove (Joker) più spregiudicato e per nulla hollywoodiano, e uno (1917, C’era una volta a… Hollywood e, seppur in maniera diversa, The Irishman) più classico e, per certi versi, più sicuro.
C’è poi l’attenzione sempre maggiore che l’Academy dà ai vari festival europei: Joker, Parasite, Dolor y Gloria e Storia di un matrimonio provengono da Venezia e da Cannes, a dimostrazione di come il lido e la croisette riescano ancora a creare programmi con film di alta qualità.
E anche le donne sono riuscite ad avere finalmente il loro giusto riconoscimento: con 62 donne nominate, tra cui Greta Gerwig per la sceneggiatura (ma non per la regia) di Piccole Donne, l’Academy ha raggiunto quest’anno un record che sarebbe dovuto arrivare ancora qualche anno fa.
Sì, queste nomination ci dicono che l’Academy ha voglia di cambiare, e con lei l’intero mondo del cinema. A partire dal disagiato Joker.
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