Si è conclusa la 95a edizione dei premi Oscar che hanno visto trionfare in tutto e per tutto (sette premi su undici nomination) Everything Everywhere All at Once. Ma hanno davvero meritato tutti i vincitori?
Cominciamo proprio dal film sopracitato. Alla loro seconda opera i Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert), con un film sfaccettato, caotico e iperbolico, hanno evidentemente trovato il favore dell’Academy che ha deciso di premiare questo duo di registi giovani e sfacciati. L’Academy ha voluto premiare i giovani e il loro cinema che però sembra più vicino a un videogioco o a uno spettacolo di zapping impazzito.
Per questo motivo, a fare il film in sé non sono tanto gli attori, la regia o la sceneggiatura, ma il montaggio, unico premio davvero meritato. E con buona pace dei fan, vedere tornarsene a casa a mani vuote personalità come Steven Spielberg o Cate Blanchett fa quasi male.
Il rischio di fare queste scelte, poi, è quello di lasciare a bocca asciutta film e attori che invece meriterebbero accorgimenti (e riconoscimenti) maggiori. Potremmo elucubrare giorni e giorni, ma la questione se un’interpretazione con trucco prostatico sia più meritevole di un’interpretazione giocata sul filo della malinconia e della commedia è sempre attuale: Brendan Fraser in The Whale sarà anche bravo, ma la sua interpretazione è completamente nascosta dal trucco (giustamente premiato) mentre Colin Farrell in Gli spiriti dell’isola ha dato al suo personaggio una dolenza e un’umanità davvero uniche. E poi, cosa deve fare Martin McDonagh per vincere la statuetta per la sceneggiatura?!
- Oscar 2023: Video In Memoriam
Su un premio possiamo essere tutti d’accordo, quello per il miglior film d’animazione a Pinocchio di Guillermo Del Toro che fa scomparire la pallida versione live action di Zemeckis divenendo una delle riletture più convincenti della celebre fiaba di Collodi.
Si è trattata di un’edizione comunque migliore rispetto a quella esecrabile dell’anno scorso, quantomeno in termini di spettacolo e glamour (niente schiaffi o sorprese, nonostante la presenza dell’unità anticrisi), ma non migliore per quanto riguarda la qualità dei film premiati. Abbiamo capito, ormai, che con i premi Oscar l’Academy voglia lanciare dei messaggi (mai visti così tanti asiatici premiati). Ma allora, come ha scritto Paolo Mereghetti nel suo editoriale, sarebbe meglio creare due sezioni distinte: una per i film di qualità e una per i film con un messaggio socio-politico. Così facendo, si tornerebbe a premiare quei film che l’Oscar lo meritano davvero.
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