Outer Banks, recensione della serie Netflix
Vi proponiamo la recensione di Outer Banks, la serie prodotta e distribuita da Netflix. Questa la nostra recensione.
L’emergenza Covid-19 ha bloccato gran parte delle post-produzioni di serie tv e film hollywoodiani. Nonostante questo, Netflix è riuscita a proporre – priva di doppiaggio italiano – la prima stagione di Outer Banks, serie teen drama con protagonisti Chase Stokes e Madelyn Cline, apparsi entrambi in ruoli minori in Stranger Things.
Gli Outer Banks sono una sottile striscia di sabbia che si estende per 160 km disegnando la costa del Carolina del Nord negli Stati Uniti d’America. Territorio paludoso che si affaccia sull’oceano Atlantico, è il territorio in cui si snodano le vicende fra in Kook (ricchi del posto) ed i Pogues (la manovalanza locale).
In questo scenario si snodano le avventure di un gruppo di ragazzi: John B. (Chase Stokes), JJ (Rudy Pankow), Kie (Madison Bailey) e Pope (Jonathan Daviss). I quattro amici, tutti Pogue, si trovano coinvolti, loro malgrado in un crescendo di eventi che li porterà sulle tracce del famigerato tesoro disperso della Royal Merchant, un mercantile che trasportava un carico di lingotti inglesi e che era affondato di fronte alle Outer Banks 150 anni prima. John B., oltre al tesoro, spera di ritrovare anche il padre, scomparso in mare nove mesi prima ed anch’egli stregato dal vascello sommerso.
COMMENTO. Un ben dosato mix fra teen drama ed action-adventure, questo è Outer Banks. Una storia interessante, ben recitata e diretta con mestiere da Jonas Pate (Iron Fist), Cherie Nowlan (Riverdale) e Valerie Weiss (Suits). I tre registi si alternano dando vita a dieci episodi interessanti ed avvincenti. Jonas Pate, assieme al suo gemello Josh e a Shannon Burke sono gli ideatori della serie.
I dieci episodi hanno una durata media di 50 minuti circa e scorrono via bene, soprattutto in questi giorni di lockdown. La storyline è ben costruita, poche e trascurabili imperfezioni non ne pregiudicano la qualità e la voglia di vedere quel che accade dopo vi permette di divorare Outer Banks in 2/3 giorni.
Il punto di vista narrativo è quello di John B. Il ragazzo ha 16 anni ed affronta i problemi e le difficoltà con gli occhi e la mentalità di un adolescente, maturo per la sua età, ma pur sempre un ragazzo. Come lui, anche i suoi amici si troveranno a confrontarsi con temi e pericoli più grandi del mondo che appartiene loro.
Nonostante si tratti di una serie nata per accattivare un pubblico piuttosto giovane, Outer Banks è comunque ben strutturata ed analizza con attenzione i rapporti conflittuali che gli adolescenti hanno nei confronti dei propri genitori. Nel racconto degli eventi viene dato ampio spazio anche alla difficile convivenza tra i due ceti sociali del territorio, ancora più esasperata dopo l’avvento di Agatha, la tempesta che ad inizio serie metterà in ginocchio gran parte delle attività, provocando danni ingenti a case ed infrastrutture.
In questo particolare atteggiamento di sfida alla vita, propria di chi non ha ancora responsabilità e preoccupazioni sta la scelta vincente di questa serie. Se da un certo punto di vista si fa fatica ad accettare le scelte impulsive o inesperte di alcuni protagonisti, dall’altro si deve dare atto agli showrunner di essersi calati con attenzione negli atteggiamenti che un gruppo di ragazzi impegnati in una corsa all’oro potrebbero avere.
Ben studiata la costruzione dei singoli personaggi e dei rapporti interpersonali che ne delineano le azioni e le scelte nel corso degli episodi.
Il cast è piuttosto giovane, e per molti di loro si tratta del primo ruolo importante. In ogni caso possiamo evidenziare un ottimo impegno da parte di tutti, con risultati apprezzabili dal punto di vista recitativo e visivo. Ben calibrato l’apporto di alcuni attori affermati tra i personaggi ricorrenti: Adina Porter veste i panni dello sceriffo Peterkin, E. Roger Mitchell è il padre di Pope, mentre Charles Esten dà il volto a Ward Cameron
Una fotografia stupenda con colori caldi ed una colonna sonora malinconica trasportano in alcuni frangenti lo spettatore in un limbo sospeso. Sulle note di Dream Of Little Dream Of Me cantata da Ella Fitzgerald e Louis Armstrong si chiude questa prima stagione.
La seconda stagione non è ancora stata né confermata, né annunciata. Tutto probabilmente si risolverà con l’indice di gradimento espresso dal pubblico per questo primo passaggio. Quello che possiamo suggerirvi è di non spaventarvi per la mancanza del doppiaggio italiano e di dare credito ad Outer Banks. I dialoghi, anche se con uno slang ben marcato sono piuttosto semplici ed il supporto dei sottotitoli in italiano e ben gestibile e godibile.
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