Oxygène: recensione del claustrofobico fanta-thriller disponibile su Netflix
Abbiamo visto Oxygène il thriller fantascientifico disponibile su Netflix già da mercoledì 12 maggio scorso, questa la nostra recensione.
Oxygène è un film diretto dal regista francese Alexandre Aja su una sceneggiatura del 2016 scritta da Christie LeBlanc e ripescata per l’occasione. Nel cast troviamo Mélanie Laurent nei panni del personaggio principale, inoltre trovano spazio Mathieu Amalric, Marc Saez, Malik Zidi, Eric Hearson-Macarel e Cathy Cerda.
In origine la pellicola di Alexandre Aja aveva mire molto più alte, in effetti il film avrebbe dovuto essere girato in lingua inglese e diretto da Franck Khalfoun, con la parte di Liz prima affidata ad Anne Hathaway, ed in seguito a Noomi Rapace. Purtroppo la pandemia ha rimescolato le acque, ridimensionando il progetto originario, senza però ridurne la qualità. Questa è la trama:
Liz improvvisamente si risveglia priva di memoria all’interno di una capsula criogena dove l’ossigeno sta per terminare. La sua unica compagnia è l’Intelligenza Artificiale denominata MILO. La donna deve lottare per rimanere in vita, cercando anche di far riaffiorare dalla sua mente ogni recondito ricordo al fine di scoprire la propria identità.
Facile appare l’accostamento di Oxygène con Buried, il film del 2010 diretto da Rodrigo Cortés, dove Ryan Reynolds, nei panni di Paul Conroy, si risveglia all’interno di una bara. Inoltre, anche se appare meno immediato, è possibile accostare la pellicola di Alexandre Aja anche al gioiellino fantascientifico Moon diretto da Duncan Jones nel 2009, non tanto nel rapporto Uomo/Computer, ma soprattutto nella scelta autoriale conclusiva
La storia di Oxygène si svolge interamente all’interno di una capsula criogenica, pertanto l’ambientazione è assolutamente claustrofobica e “l’atmosfera che si respira” è altamente ansiongena. Situazione questa che ci riporta immancabilmente ad una realtà che ancora stiamo vivendo e che speriamo di lasciarci presto dietro le nostre spalle.
La scelta narrativa fatta per Oxygène può facilmente tramutarsi in una noiosa trappola da cui è difficile potersi liberare, trappola che il regista e lo sceneggiatore sono però riusciti brillantemente ad evitare attraverso diversi colpi di scena, e non ultimo l’uso di flashback inseriti ad arte come pezzi di un complesso puzzle.
La storyline non appare subito comprensibile, lo spettatore, pertanto, viene così coinvolto empaticamente da Mélanie Laurent nel cercare di sbrogliare una matassa intricata e piena di nodi, non certo aiutata in questo compito dall’interfaccia MILO. Notevole è infatti la performance dell’attrice, la quale da sola riesce a portare sulle sue spalle il pesante fardello di una telecamera quasi sempre puntata sul suo viso per circa 140 minuti, in cui si alternano perdita di punti di riferimento, autocontrollo e momenti di panico.
L’utilizzo intelligente di una telecamera rotante riesce a sopperire al senso opprimente di staticità, alterando il ritmo delle immagini, e rendendoci nel contempo partecipi delle sensazioni che la protagonista vive in un preciso momento. Buona la scelta di enfatizzatizzare, attraverso luci e colorometrie più sostenute, i ricordi di Liz, una mossa questa atta a sottolinare un certo aspetto di “irrealtà”. Abbastanza convincenti sono anche gli effetti speciali.
In conclusione, Oxygène è un film dove la tensione è spinta al massimo e dove dolore, angoscia e senso di impotenza si mescolano a reattività, forza di volontà e necessario ottimismo… Consigliato!
Oxygène
Regista: Alexandre Aja
Data di creazione: 2021-05-17 19:20
3.5
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