Pinocchio, recensione del film in stop motion di Guillermo Del Toro
Pinocchio, il film in stop motion di Guillermo Del Toro, è approdato su Netflix. Questa è la nostra recensione.
Nel 1916, in un non meglio identificato borgo italiano, il falegname Geppetto si trova all’interno della chiesa per riparare il crocifisso danneggiato, con lui il figlio Carlo di dieci anni. Proprio in quell’istante, dei bombardieri di ritorno da una missione, sono costretti a disperdere il carico di bombe che avevano. Una di queste devasta l’altare uccidendo il bambino.
Geppetto passa anni in preda alla depressione, piangendo ogni giorno sulla tomba del figlio, ma un giorno, esasperato ed angosciato dalle preghiere non accolte, decide di abbattere il pino che sovrasta la lapide di Carlo. Con il tronco costruisce un burattino che gli ricordi il figlio scomparso.
Quella notte, sotto gli occhi increduli del Grillo che viveva nell’albero abbattuto, appare lo spirito del bosco che poco prima aveva ascoltato la disperazione del vecchio falegname, decidendo di soddisfare in qualche modo il desiderio di affetto di Geppetto. Così facendo dona la vita al fantoccio fatto di legno di pino. Il mattino successivo, al levare del sole, Pinocchio prende vita in un’Italia devastata dalla guerra. Sono passati almeno venticinque anni dalla morte del piccolo Carlo e il fascismo imperversa nella nazione, dando modo a molti di tirare fuori il peggio di sé.
IL COMMENTO
Fortemente ispirato dall’opera dell’illustratore statunitense Gris Grimly, la produzione della pellicola ha preso forma già nel corso del 2012 ma è solamente quest’anno che il lavoro di Del Toro e Mark Gustafson approda su Netflix, peraltro quasi in concomitanza con il remake del Pinocchio disneyano, operata da Zemeckis (qui la recensione).
Non è sicuramente il Pinocchio di Carlo Collodi a cui tutti noi siamo abituati. Guillermo Del Toro disfa e ricostruisce a modo suo la fiaba italiana più famosa al mondo, e lo fa omaggiandola e trasportandola in piena Seconda Guerra Mondiale per un’esperienza inedita e anticonformista.
Il regista messicano, attraverso una favola a tinte dark, si fa carico di portare sullo schermo una denuncia politica cruda e adatta anche ai bambini. Dopo aver attaccato il franchismo nel Labirinto del Fauno ed aver parlato della guerra fredda nel suo La Forma dell’Acqua, Del Toro spara a zero sul fascismo italiano senza mezze misure, prendendosi per l’occasione anche qualche licenza narrativa.
Il Pinocchio di Del Toro celebra la libertà e questo concetto è identificabile in molte delle scelte operate dal burattino, il quale – in modo del tutto inatteso e spesso inconcepibile – tende a sperimentare esperienze tragiche solo per aver la possibilità di migliorare la sua percezione del mondo circostante.
Ottima la prova di doppiaggio del cast originale con Ewan McGregor perfetto nel ruolo del Grillo ed un graffiante David Bradley (Harry Potter, Doctor Who) a dare la voce a Geppetto. Anche il doppiaggio italiano è di ottima fattura con il giovane Ciro Clarizio nel doppio ruolo di Pinocchio e Carlo (nome scelto dal regista per omaggiare Collodi).
IN CONCLUSIONE
A nostro avviso, il Pinocchio di Del Toro è un film che porta a riflettere sul messaggio che il racconto di Collodi nasconde al suo interno e, nel farlo, non lascia emotivamente indifferenti. Anche se più adatto ad un pubblico maturo o adolescenziale, il nostro consiglio è quello di invogliare i bambini ad apprezzare uno dei migliori adattamenti – nonostante qualche licenza narrativa – della celebre favola di Collodi.
Pinocchio è attualmente disponibile sul catalogo di Netflix.
Pinocchio
Regista: Guillermo Del Toro
Data di creazione: 2022-12-11 19:40
4
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