Psychokinesis – La Recensione del film distribuito via Netflix
Abbiamo visto Psychokinesis, l’ultimo film del regista coreano Yeon Sang-ho distribuito in esclusiva su Netflix. Questa è la nostra recensione.
Dopo il successo di Train to Busan del 2016, Sang-ho abbdandona nuovamente il cinema di animazione per cimentarsi – con successo – nel live action. Il film, a metà fra dramma e commedia, racconta le vicissitudini di Shin Seok-heon (Ryu Seung-ryong), un fallito uomo di mezza età, divorziato e mediocre. Passa la vita lavorando come addetto alla sicurezza in una ditta a cui si diverte a sottrarre quanto più possibile. Shin non sembra essere un brav’uomo, vive alla giornata e non pensa minimamente a Roo-mi (Shim Eun-kyung), la figlia abbandonata in tenera età che ora è adolescente ed è divenuta un’affermata cuoca di pollo fritto nel centro città.
Shin per puro caso acquisirà dei poteri telecinetici e li utilizzerà, infine, per aiutare la figlia, vittima di una spietata azienda che intende, con la collusione della polizia, radere al suolo il quartiere dove vive e lavora.
Il film, ricco di effetti speciali ben realizzati, ha un ritmo serrato e alterna momenti di ilarità a situazioni drammatiche concedendosi qualche attimo commovente. I cattivi, o villain se preferite, sono persone senza scrupoli che si muovono nei perfetti meccanismi dei giochi di potere, conoscendone e rispettandone le regole, sono volutamente melodrammatici ed esagerati nella loro caratterizzazione, rendendoli simili agli antieroi dei fumetti.
Fra i tanti spicca il Direttore Hong (Jung Yu-mi) perfida e crudele, degna di apparire in un film di 007. Per alcuni aspetti, l’accidentalità degli eventi che portano il protagonista a ricevere i super poteri, il suo essere un uomo mediocre che si trova costretto a recitare il ruolo di eroe, nonostante le reticenze iniziali, ricorda l’italiano “Lo chiamavano Jeeg Robot” da cui però si discosta, e di molto, per il resto.
Psychokinesis è molto fedele al modo orientale di realizzare un film, anche se ammicca al cinema occidentale. Per quanto sia affascinante guardarlo in lingua originale con sottotitoli, preparatevi ad un duro lavoro di lettura, il coreano è una lingua veloce, fatta di fonemi brevi e le scritte, non troppo grandi, in alcuni casi appariranno a video solo per un attimo.
In definitiva un buon prodotto, della giusta durata (100 minuti), adrenalinico quanto basta.
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