Rebecca è il nuovo film romantico/thriller prodotto e distribuito dal colosso dello streaming Netflix, ispirato al romanzo del 1938 di Daphne du Maurier dal titolo “Rebecca, la prima moglie“.
Diretto da Ben Wheatley, nel cast troviamo Lily James, Armie Hammer, Kristin Scott Thomas, e Keeley Hawes. Questa è la nostra recensione.
Montecarlo, una giovane dama di compagnia (di cui non si svelerà mai il nome) al servizio di una dama detestabile, incontra nel ristorante dell’hotel il giovane aristocratico e ricchissimo vedovo Maxim. I due passano giornate magnifiche in posti splendidi della Costa Azzurra. Quando arriva per lei il momento di partire per New York, Maxim decide di sposarla e di portarla con lui nella sua tenuta di famiglia Manderley. Sin da subito la giovane dovrà fare i conti con l’ingombrate ricordo di Rebecca (la prima moglie) ma non solo, segreti oscuri di nascondono in quel luogo, custodito gelosamente dalla signora Danvers, governate e amica di Rebecca.
Nonostante una trama già nota agli amanti della settima arte, e questo grazie alle innumerevoli trasposizioni del sopracitato romanzo, la più famosa tra questi è la pellicola di Alfred Hitchcock del 1940, Rebecca è approdato su Netflix con un carico di curiosità davvero fuori dal comune, ma come spesso accade in queste occasioni, a spaventare è l’operazione remake.
La sceneggiatura di Rebecca è facilmente divisibile in due parti, la prima ambientata in quel di Montecarlo, dove la luce gli spazi aperti e la romance predominano catturando l’attenzione di quel pubblico in cerca d’amore e romanticismo. Nella seconda parte, invece, si cambia decisamente registro. Essa è ambientata nella tenuta di Manderley, descritta da tutti come un luogo incantevole in cui si tenevano balli strepitosi e dove regnava armonia a serenità, si rivelerà invece un luogo infausto, un mausoleo più che una casa, dove i ricordi di Rebecca affollano stanze, corridoi, giardini.
La luce che aveva dominato la prima parte lascia decisamente spazio a bui cupi e profondi, i quali celano segreti, misteri talvolta oscuri. Anche la vista del mare, unico momento di luce, apre le porte a misteri che si irradiano ovunque persino nei sogni. Con il proseguire della narrazione la figura di Rebecca si fa sempre più ingombrante al punto di scoppiare nelle battute conclusive, creando un finale che per i neofiti della trama lascia davvero di stucco. Tali elementi rendono la pellicola appetibile non solo ai romantici, ma anche agli amanti del thriller.
La fotografia, a cura di Laurie Rose, si adatta bene al cambio di prospettiva: essa offre ottime inquadrature per entrambi i momenti della pellicola, il tutto accompagnato dalle splendide musiche di Clint Mansell.
Per quanto riguarda il cast, nulla da eccepire: gli attori sono riusciti a creare la giusta empatia con lo spettatore, in particolar modo per Lily James nei panni della protagonista. Non sono da meno gli altri interpreti che, a modo loro, nei vari momenti della narrazione hanno saputo coinvolgere il pubblico.
In definitiva Rebecca è un buon prodotto sotto molti aspetti. Pecca di originalità, e questo perchè il suo status di remake va solo ad rinfoltire le fila, non riuscendo pertanto ad emergere come novità nel panorama hollywoodiano.
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