Il primo maggio sbarcherà nelle sale italiane A Beautiful Day – You Were Never Really Here. Il film, in parte basato sull’omonimo romanzo di Jonathan Ames, è diretto da Lynne Ramsay, interpretato da Joaquin Phoenix e protagonista con due premi a Cannes. Di seguito la nostra recensione.
Vi ricordiamo che nei giorni scorsi abbiamo partecipato alla presentazione stampa del film avvenuta a Roma, alla presenza di Joaquin Phoenix e la regista Lynne Ramsay. (ecco il link della conferenza stampa).
TRAMA
Joe è un ex militare in congedo con una severa sindrome postraumatica da stress, che gli fa rivivere continuamente allucinazioni e terribili esperienze del passato. Di giorno Joe accudisce la madre malata nella sua casa d’infanzia. Di notte l’ex marine si trasforma, diventando una sorta di giustiziere che salva ragazze e bambine preda di abusi e prende a martellate gli aguzzini. Questa volta però si immischia in una storia più grande di lui, che coinvolge anche i vertici della politica di New York.
LA RECENSIONE
A Beautiful Day – You Were Never Really Here è un film con il quale la regista scozzese Lynne Ramsay ha voluto proseguire il filone aperto da We Need To Talk About Kevin. Anche in questo caso infatti il tema centrale è quello degli abusi, dei traumi giovanili e, in generale, dell’analisi di personaggi complessi, segnati dalla vita. Insomma, ancora una volta, al centro c’è la condizione umana.
Joe, magistralmente interpretato da un fuoriclasse come Joaquin Phoenix, è un personaggio pieno di contraddizioni, di dicotomie, istinti contrastanti. Da una parte, come ha dichiarato lo stesso attore nella conferenza stampa di Roma, è un buono, che accudisce quotidianamente la madre e che cerca di salvare ragazze e bambine dai propri aguzzini. Dall’altro lato è un bruto, segnato dalla sua vita nei marines, che non esita a farsi giustiziere e a massacrare a martellate chi si macchia di certi crimini.
Le azioni di Joe si svolgono nel contesto di una scenografia molto semplice, dovuta anche al budget assai risicato del film. Il pezzo forte di questo prodotto, lo ha spiegato la stessa Ramsay in conferenza stampa, è rappresentato dalle musiche e dai suoni. In A Beautiful Day lo spettatore viene spesso colto di sorpresa da effetti sonori simili a quelli di un film horror, cosi come da strani versi emessi dal protagonista Joe. L’idea è quella far percepire a chi guarda la tempesta che sta avvenendo in quel momento nel cervello di Joe.
Questo film, a proposito di neurologia, è tutto molto cerebrale, anche troppo. Essendo la trama piuttosto deboluccia, non particolarmente originale e per certi versi quasi accennata e mai del tutto sviluppata, ogni cosa è affidata alla bravura di Joaquin Phoenix. Come storia nel senso più proprio del termine, in realtà succede ben poco, praticamente nulla. Lui prende a martellate un po’ di persone e salva la bambina. Stop. Le cose accadono nella mente del protagonista, più che altro.
Tutto ciò, purtroppo, accade con dei tempi biblici. Il ritmo di questo film non è lento, è estenuante. Per carità, si tratta di un prodotto di nicchia, ricercato, da festival di Cannes, non si pretende certo l’azione adrenalinica di Avengers, ma la lentezza con cui si dipana la trama è veramente eccessiva. Per alcuni lunghissimi momenti, ad eccezione delle allucinazioni vissute dal protagonista, non succede praticamente nulla.
Il ritmo estremamente compassato e la componente marcatamente introspettiva della trama, fanno di A Beautiful Day – You Were Never Really Here un film certamente valido, profondo, ma non per tutti. Anzi, per pochi.
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