Ares è la prima serie di Netflix olandese, ideata da Pieter Kuijpers, Iris Otten e Sander Van Meurs. Questa è la recensione.
Con l’inizio dell’anno nuovo Netflix ha voluto scommettere per la prima volta su una serie olandese. Di genere horror/thriller psicologico, la serie è incentrata sul potere tanto seduttivo quanto terrificante delle logge massoniche.
Il cast della prima stagione è composto da Jade Olieberg, Tobias Kersloot, Lisa Smit, Frieda Barnhard, Robin Boissevain.
COMMENTO
La serie, ambientata ad Amsterdam, racconta dell’esclusiva loggia massonica di Ares, una setta intimamente intrecciata al tessuto sociale nazionale e alla sua gloriosa storia, detentrice di un segreto tanto oscuro da non essere condiviso tra gran parte degli stessi membri.
Rosa Steenwijk (interpretata da Jade Olieberg) è una giovane studentessa di medicina, determinata nei suoi studi, diligente e premurosa nei confronti della madre malata – la donna soffre di disturbi psicologici con frequenti istinti omicidi – che una sera, quasi per caso, incrocia con il suo migliore amico Jacob (Tobias Kersloot) alcuni giovani dall’aspetto affascinante e distinto che subito la ammaliano e che, per la verità, la tengono d’occhio già da tempo. Lo stesso Jacob, infatti, non è estraneo al gruppo ma ha, anzi, proprio il compito di condurre Rosa all’interno di Ares. Nella suggestiva location di un museo, quella che sembra essere l’autorità del gruppo – la splendida Carmen (Lisa Smith) – davanti ad alcuni quadri particolarmente simbolici accenna al passato dell’Olanda, alla sua ricchezza, al tortuoso percorso che ha condotto la piccola nazione ai suoi livelli.
Il tentativo di sviluppare un argomento complesso, ma interessante come quello delle logge massoniche, è spesso fallimentare, e la causa va centrata nella lentezza della narrazione e nella mancanza di spessore dei personaggi. Ciò che ne viene, è una perdita dell’interesse da parte dello spettatore, ripreso solo a tratti da scene splatter maldestramente abbozzate.
Sebbene l’argomento fosse estremamente intrigante e gode di interesse su larga scala, gli autori non hanno saputo sviluppare la trama in maniera consistente e con ritmo calzante, tanto da far cadere la stessa nei soliti cliché: la ragazza di estrazione sociale umile che cerca di emanciparsi ad ogni costo e vede in Ares l’occasione della sua vita, l’amico buono e gentile che tenta di proteggerla dal male, l’élite di giovani tanto belli quanto pericolosi e pronti a tutto.
Lo svolgersi del racconto non riesce mai ad avere punti salienti significativi, e fino alla fine non è chiaro se il focus della serie sia incentrato sulla storia privata della protagonista o sul mistero che avvolge questa setta segreta.
L’unico punto a favore è la fotografia che ha saputo maestralmente incorniciare ogni scena e dare la giusta atmosfera di mistero.
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