[Recensione] Barriere di Denzel Washington: uno tsunami emotivo che non può rimanere chiuso nel cortile
Il drammaturgo August Wilson ha lavorato per vent’anni sull’adattamento cinematografico del suo “Fences” (Barriere) che gli valse un Premio Pulitzer nel 1985 e che ha sempre voluto affidare ad un regista di origini afroamericane, e dieci anni dopo la sua scomparsa la sua storia arriva sul grande schermo grazie al Premio Oscar Denzel Washington.
La scelta di Washington non é di certo casuale, l’attore aveva già interpretato la pièce nel 2010, proprio con Viola Davis, ed entrambi per le loro performance hanno conquistato il Tony Awards.
In “Barriere” si racconta la storia di Troy (Denzel Washington), un uomo che ha pagato per i suoi errori in prigione, un uomo sconfitto dal “troppo vecchio/troppo nero” per poter realizzare il suo sogno di giocare nella Major League di baseball, eppure non fa mancare il pane a tavola e un tetto ben saldo per i suoi cari. Raccoglie l’immondizia dei bianchi, torna a casa da sua moglie (Viola Davis), una donna che non abbassa mai la guarda, lo conosce così bene e lo perdona ogni volta mitigando i rapporti spinosi che Troy ha con i suoi figli. Non é in grado di fare il padre, non ha un modello a cui ispirarsi, non accetta che suo figlio maggiore Lyon (Russel Hornsby) provi a seguire la sua passione per la musica jazz e va su tutte le furie se il minore Cory (Jovan Adepo) vuole coltivare il suo talento giocando a football.
É legato ai confini, alla staccionata che sta costruendo nel cortile della sua casa, una barriera con cui vuole proteggere tutto ciò che ha più caro, ma allo stesso tempo che non da’ possibilità di uscita. É profondamente legato alla costruzione di quest’opera a cui dedica le ore di riposo del weekend, la costruisce con le proprie mani con l’aiuto -obbligato- del figlio Cory, come se quelle ore trascorse insieme nel far il “lavoro da uomini di casa” possa riscattare tutto il tempo che non gli ha mai dedicato.
Troy é un personaggio bloccato nelle sue contraddizioni, sospeso tra due realtà: quelle dell’uomo di casa che fa di tutto pur di non far mancare nulla alla sua famiglia e, allo stesso tempo non può fare a meno di rinunciare a ciò che fa star bene unicamente se stesso. E sarà proprio quest’ultimo suo aspetto che romperà quel rasentato equilibrio che rendeva saldo il suo rapporto con sua moglie Rose.
La sceneggiatura originale di August Wilson é caratterizzata da un vorticoso uso della parola, uno tsunami verbale che travolge lo spettatore, ingabbiato nello scontro tra Rose e Troy che avviene in quel cortile che man mano sembra restringersi.
Washington conosce la narrazione, la conosce così bene da non snaturarla pur acquisendo alcune minime licenze di adattamento di scena, domina la scena, e traspare come sia riuscito a “far sua” l’intera storia seppur ambientata in un altro secolo. É sorprendente come assistiamo a due magnifiche interpretazioni, in cui Denzel Washington e Viola Davis si contendono la scena, rendendo i loro dialoghi quanto più verosimili, assottigliando il confine tra realtà e rappresentazione scenica.
Il nostro parere: 8-
Una storia travolgente e passionale, Viola Davis dopo aver conquistato il Golden Globe per la sua interpretazione concorre per gli Oscar e anche se la concorrenza é spietata, confermerebbe l’intensità e la supremazia della sua performance che quasi ruba la scena al leone protagonista. L’aver mantenuto la struttura teatrale da un lato conferma l’ottima sceneggiatura di August Wilson ma dall’altra penalizza il film per la sua eccessiva lunghezza che a tratti fa soffrire.
“Barriere” di Denzel Washington uscirà nelle sale italiane il 23 febbraio, distribuito da Universal Pictures Italia.
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