recensione civiltà perduta

[Recensione] Civiltà Perduta, il film con Charlie Hunnam

Civiltà Perduta ( The Lost City of Z ), nei cinema italiani dal 22 giugno, è un film del regista James Gray. Tratto dal romanzo Z la città perduta di David Grann, il film narra la vera storia di Percy Fawcett, esploratore e militare inglese, che negli anni venti scomparve nel cuore delle giungle amazzoniche.

Fawcett, tra il 1906 e il 1925, si recò in Amazzonia, tra la Bolivia e il Brasile, per mapparne il confine per conto della Royal Geographical Society. Iniziata come una semplice missione di mappatura, la scoperta della giungla diventerà un chiodo fisso per l’esploratore, che continuerà a tornarci ad ogni occasione. Il film copre venti anni della sua vita, dalla prima all’ultima spedizione e, proprio per questo motivo, poiché risulta difficile per l’autore far entrare tutto in una pellicola, molti dettagli sono stati tagliati al fine di renderlo più fluido.

Trama: Siamo nel 1925, il leggendario esploratore britannico Percy Fawcett (Charlie Hunnam) si avventura in Amazzonia, alla ricerca di un’antica civiltà, lo splendente regno di El Dorado, il suo scopo è quello di fare una delle scoperte più importanti della storia. Dopo aver catturato l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo, Fawcett si imbarca insieme al figlio determinato a provare che questa antica civiltà da lui nominata Z esiste.

Il film è anche la storia di un sogno che si trasforma in ossessione, quella di un uomo che affronta avversità inimmaginabili, lo scettiscismo della comunità scientifica, spaventosi tradimenti e anni di lontananza dalla propria famiglia .Un’ossessione alimentata dalla passione, che cambierà per sempre la vita di un esploratore, forse spintosi troppo oltre i limiti del consentito e del conosciuto.

James Gray fotografa con realismo e con un pizzico di epicità la storia di questo grande archeologo, il quale comprese per primo le risorse storiche e archeologiche che si nascondevano tra chilometri e chilometri di foresta pluviale. Nonostante le minacce che i nativi riservavano per chi sconfinava nelle loro terre, Fawcett riuscì a trovare un punto di contatto con gli indios. L’esploratore inglese, infatti, preferiva confrontarsi con le loro conoscenze del territorio, a dispetto delle loro particolari credenze e ostili usanze, quali il cannibalismo.


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