Abbiamo visto la prima parte di Identità, l’ottavo capitolo della seconda stagione di The Orville. questo il nostro commento.
Questo episodio, così come la sua seconda parte a cui assisteremo la prossima settimana, è stato diretto da John Cassar, e sceneggiato da un tandem formato da Brannon Braga e André Bormanis.
La regia è attenta e puntuale, il dramma e la tensione vengono spinte al massimo, ma del resto il regista John Cassar è un maestro in questo ambito. La ricostruzione del pianeta di Isaac è fantastica, il suo grigiore metallico viene efficacemente utilizzato per sottolineare la fredda essenza di un mondo di androidi.
I due sceneggiatori sono dei veterani dell’universo Star Trek, ma quanto sta accadendo sembra molto più simile ad una ambientazione in stile Terminator, ed il facile parallelismo che potremmo fare tra i Kaylon, il popolo di androidi a cui appartiene Isaac, ed i Borg appare a noi azzardato e non molto calzante. “Skynet docet!” .
Durante la visione di Identità le reazioni sono state contrastanti: il dispiacere iniziale, dovuto ad un apparente guasto di Isaac, si è presto trasformato in dubbio e smarrimento, poi in delusione, fino ad una sorta di totale destabilizzazione.
Il focus narrativo del precedente episodi focalizzato principalmente su Isaac, intitolato Gli Algoritmi dell’Amore, sembra essere lontano anni luce. Appare come il frutto di un’altra mente, e la sensazione che pervade è quella di assistere ad uno show, e a personaggi diversi.
Data la suddivisione in due parti di questo episodio, non possiamo procedere ad un commento definitivo, pertanto vi diamo appuntamento a giovedì 7 marzo per la conclusione di Identità e per le nostre considerazioni finali.
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