Recensione della prima stagione della serie tv Manifest
Col 16° episodio, trasmesso in Italia da Mediaset Premium, si è conclusa la prima stagione di Manifest, serie TV fantascientifica prodotta da NBC. Questa la recensione.
Di ritorno da una vacanza in Giamaica, la famiglia Stone è costretta a separarsi a causa di un disguido in aeroporto. Succede così che Ben (Josh Dallas), il capofamiglia, assieme a Cal (Jack Messina), uno dei suo figli gemelli e alla sorella Michaela (Melissa Roxburgh) dovranno imbarcarsi sul volo successivo per New York: il volo 828.
Durante il viaggio, i passeggeri si imbatteranno in una turbolenza piuttosto seria che porterà qualche istante di preoccupazione. Il viaggio proseguirà senza ulteriori sussulti, ma alla richiesta del pilota di atterrare allo scalo statunitense inizieranno le anomalie. Una volta sbarcati, equipaggio e passeggeri saranno trattenuti in un hangar e verranno interrogati da esponenti del governo americano.
Il volo 828, è sparito dai radar per 5 anni, ma per gli occupanti dell’aeroplano sembrano essere trascorse solo le poche ore necessarie al completamento del viaggio. Superato il primo momento di turbamento e smarrimento per viaggiatori, parenti in lutto e servizi speciali, la serie inizierà a svilupparsi per i 16 episodi che compongono la prima stagione.
La Recensione
NBC di certo non è l’ultima arrivata nel settore televisivo, a lei vanno riconosciute serie iconiche del calibro di Law & Order, I Robinson, A-Team, Miami Vice, e quasi tutte le serie sono risultate grandi successi degli ultimi 30 anni del secolo scorso. Ma con Manifest sembra però aver preso male le misure.
La serie, permetteteci il gioco di parole, sembra non decollare mai. Nonostante un’idea di base intrigante, ed un personaggio del calibro di Robert Zemeckis in produzione, i singoli episodi di Manifest scorrono con un ritmo lento, e quasi mai coinvolgente. L’approssimarsi del finale di stagione, ed il finale stesso, non ripaga il tempo speso per la visione, lasciando irrisolti tanti interrogativi, anzi troppi. Il passaggio dai 13 episodi inizialmente pensati da NBC ai 16 poi prodotti, non giova alla narrazione, anche perché a nostro avviso l’introduzione dei nuovi episodi non aggiunge nulla alla storia.
Anche a livello recitativo non si riscontra uno standard accettabile. A tal proposito crediamo che la protagonista interpretata da Melissa Roxburgh risulti inespressiva e poco incisiva. Meglio invece Daryl Edwards nel ruolo “secondario” del direttore dell’NSA Robert Vance. Josh Dallas resta sugli standard recitativi “non eccelsi” mostrati in C’era una Volta.
Ad oggi la seconda stagione non è stata ancora confermata, ciò non toglie che un maggiore slancio narrativo sia l’unico modo per continuare ad attrarre pubblico. Siamo convinti che Manifest merita di essere rivalutata, e ricordata per l’originalità delle vicende narrate, ma non per la qualità espressa.
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