Per gli appassionati di intrighi e spy story, Netflix ha da poco aggiunto sul suo catalogo il film L’Angelo. Ecco la nostra recensione.
Si tratta di un thriller di spionaggio a sfondo storico, ambientato negli Anni Settanta e basato su una vicenda realmente accaduta. Il regista è l’israeliano Ariel Vromen, famoso per The Iceman. A causa del contenuto assai delicato e a rischio di strumentalizzazione politica, il film è stato contestato da una parte della critica egiziana ed ha, anche per questo, subito ritardi della messa in onda.
Il Film
1967: dopo la devastante sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni, l’Egitto del presidente Nasser ha perso la vitale penisola del Sinai a favore di Israele. In questo contesto di tremenda instabilità politica, con il rischio imminente di una guerra che coinvolga più nazioni, si inserisce il genero del presidente Nasser, Ashraf Marwan, entrato a far parte del governo egiziano dopo la morte di Nasser stesso. Attraverso la tattica dell’ “al lupo al lupo”, con continui doppi giochi a fin di bene, Mawran riuscirà ad evitare in conflitto tra Israele ed Egitto, diventando un eroe nazionale in entrambi i paesi.
La Recensione
Le spy story sono un genere che non tramonta mai, sempre in grado di trovare una loro nicchia all’interno del piccolo e del grande schermo. La maggioranza dei film di spionaggio, però, tende la mano più alla spettacolarità, alle pistole con silenziatore, al cianuro, agli amori clandestini, piuttosto che al realismo dei fatti. L’Angelo, al contrario, tenta un approccio più storico, meno da “blockbuster” e il risultato è un film molto bello, profondo, che cerca di raccontare un periodo storico molto complesso attraverso una figura realmente esistita, un diplomatico egiziano.
Ashraf Marwan, magistralmente interpretato nel film da Marwan Kenzari e ritrovato morto nel 2007 in circostanze misteriose, è considerato l’uomo che ha salvato l’intero Medio Oriente dall’ennesimo conflitto fratricida. L’Angelo racconta la sua storia in modo innovativo, coinvolgendo lo spettatore dal primo sino all’ultimo minuto di proiezione e senza l’ausilio di sparatorie, assassini e quant’altro.
Il regista Ariel Vromen concentra l’attenzione sulle capacità di un uomo che non era affatto nato, ne era stato addestrato a fare il diplomatico, tanto meno l’agente segreto. Intrecciando le vicende di stato con la sua vita privata, Marwan riesce ad evitare un’escalation di violenza su scala quasi globale. L’Angelo racconta questa storia senza cadere nella tentazione del racconto dei buoni e dei cattivi, dei lupi e degli agnelli, ma cercando di attenersi a ciò che è realmente accaduto.
L’ambientazione di inizio Anni Settanta, tra Londra e Il Cairo, è molto convincente. Il vestiario, le abitudini, i modi di fare e di vivere di quel periodo sono riprodotti in maniera fedele, aggiungendo valore ad un prodotto già ottimo.
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