Abbiamo visto su Prime Video il documentario “Ferro“, un lungometraggio che mette a nudo le fragilità e le cicatrici del cantante Tiziano Ferro. Vi presentiamo la recensione.
Non sempre é facile realizzare un documentario su un artista ancora in vita senza commettere l’errore di pontificare la sua figura ma, in “Ferro“ il regista Beppe Tufarolo, supportato dalla egregia scrittura di Federico Giunta, non lo fa.
Tiziano Ferro si mostra per quello che é, o meglio per l’artista e quel ragazzo (fragile) che é sempre stato e non ha palesemente mostrato al suo pubblico. Finalmente Ferro ha fatto pace con se stesso, si è spogliato di quel corpo di cui si é rivestito per tanti anni e smette di aver paura di mostrarsi per quello che é.
Sicuramente Tiziano Ferro ha lavorato a stretto braccio con la scrittura di Federico Giunta, sceglie di mostrarci il suo lato più fragile e umano, quello che in passato ha ben tenuto nascosto per (forse) vegogna.
Questo documentario ha un sapore purificatorio, viene chiesto allo spettatore di mettere da parte i pregiudizi sul cantante di Latina e di accogliere il suo percorso di liberazione.
La lacrima scatta, non tanto nelle scene-confessione, quanto in realtà nelle riprese in cui Tiziano Ferro “libero” dai suoi problemi diventa punto di riferimento per una classe di Los Angeles per imparare la lingua italiana, grazie ai suoi testi.
Non possiamo consigliare il documentario “Ferro“ a chi, nella sua vita, non abbia mai ascoltato e cantato a squarciagola un suo brano. Possiamo assicurare anche ai non fan accaniti che la visione di “Ferro“, vi farà apprezzare meglio il significato dei testi scritti da Tiziano Ferro.
Ferro
Data di creazione: 2021-01-27 22:19
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