ghost in the shell banner

[Recensione] Ghost in the Shell, di Rupert Sanders: uno spettacolo visivo con crisi di identità

Dopo aver fatto parlare di se più per le accuse di whitewashing, arriva nelle sale italiane “Ghost in the Shell” del regista Rupert Sanders con Scarlett Johansson nei panni del cyborg con l’anima, adattamento dell’omonimo fumetto creato da Masamune Shirow nel 1989.

In una Hong Kong futuristica una ragazza viene salvata da un terribile incidente, il suo corpo é massacrato, l’unica soluzione per farla rimanere in vita é impiantare il suo cervello su un corpo robotico, così la dottoressa Oulet (Juliette Binoche) crea qualcosa di unico nel suo genere, Mira Killian.

Il Maggiore Mira Killian Kusanagi (Scarlett Johansson) entra a far parte della sezione 9, organizzazione di antiterrorismo cibernetico, che si ritrova ad affrontare un misterioso terrorista intento a sterminare il team operativo della Hanka Robotics che ha seguito il progetto 2571, lo stesso da cui proviene Mira.

In questo mondo in cui gli esseri umani provano a potenziarsi artificialmente ogni parte del proprio corpo, ma nulla si può fare per un’anima tormentata come quella di Mira che soffre di allucinazioni che le fanno ritornare alla mente il suo passato, di cui ha ricordi annebbiati.

Il lavoro di Sanders é ambizioso nel suo ispirarsi ad un mondo fantascientifico già narrato ad Hollywood e provando ad adattare uno dei manga più amati che nel corso degli anni ha creato un suo mondo tra serie tv animate e videogames.

Ottime le scene d’azione in cui il 3D viene utilizzato sapientemente per risvegliare l’attenzione dello spettatore che noterà inquadrature comuni ad altri film di genere oltre all’attenzione riposta nei costumi e negli effetti speciali elaborati nella creazione di un mondo futuristico e decadente.

Il grigiore della metropoli amplifica quel senso di inquietudine che percorre la sexy cyborg, immersa in strade desolate piene di pozzanghere e umidità, dove solo l’immersione nelle fredde acque le consentirà di trovare un’apparente pace interiore.

La delusione principale dei fan della saga rappresentata dalla scelta di Scarlett Johansson nei panni della cyberpunk potrebbe ridimensionarsi dopo aver visto la sua interpretazione, che per quanto sia nelle sue capacità risulta rivestire fedelmente il suo ruolo, mostrandoci le sue sfaccettature quando si trova davanti a Michael Pitt. Juliette Binoche e Takeshi Kitano impreziosiscono la pellicola, in particolarmodo la partecipazione dell’attore nipponico sembra seminare nei dialoghi una calibrata aura di magnificenza.

Il Verdetto: 6

Questa versione di “Ghost in the shell” vive di frammenti di altri prodotti che sommati non riescono a realizzare un opera autonoma di per se, ma complessivamente si mantiene fedele al genere fantascientifico. Piacerà sicuramente agli appassionati del genere, mentre i fedeli al manga potrebbero rimanere in parte delusi.

“Ghost in the Shell” di Rupert Sanders sarà visibile nelle sale italiane dal 30 marzo 2017, distribuito da Universal Pictures.


Scopri di più da UNIVERSAL MOVIES

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.