A vent’anni dalla sua morte, Gianni Amelio ricorda l’ex leader socialista Bettino Craxi con “Hammamet“, dal 9 gennaio al cinema. Vi presentiamo la nostra recensione.
Non nascondiamo che alla diffusione delle prime immagini della trasformazione di Pierfrancesco Favino nei panni di Craxi siamo rimasti a bocca aperta per l’elaborazione del trucco in primis e dopo i primi contributi video abbiamo conosciuto il lavoro certosino dell’attore sull’uomo.
“Hammamet” racconta gli ultimi mesi di vita di Craxi in auto esilio in Tunisia, lì dovrà convivere con il diabete che lo sta lacerando e la solitudine di chi guidava l’Italia e ora non può più metterci piede. Non scopriremo dove si trova il fantomatico “tesoro di Craxi“, probabilmente neanche tutta la verità perché questa narrazione è la visione di un regista affascinato prima dall’uomo e dopo dal leader spogliato. Pur affiancandogli un antagonista che potrebbe ucciderlo sin da subito, il regista vuole farci conoscere l’uomo che sembrava un gigante di quei tempi.
Gianni Amelio non realizza un film sull’uomo politico, ma su quello che è stato l’uomo negli ultimi mesi di vita, lontano dal chiacchericcio di palazzo. Dalla sua narrazione sentiamo poche discussione sulla politica nostrana, quasi a starne alla larga dopo esser stato tra i protagonisti. Non assegna nomi propri ai suoi personaggi, solo alla figlia Anita e al suo antagonista Fausto, ma gli altri non hanno bisogno di un nome perchè “già noti” – secondo il regista – nella memoria storica dello spettatore.
Sorprendente il lavoro di mimesi intrapreso da Favino per trasformarsi nel Presidente, non solo grazie al rituale di trucco a cui si sopponeva ogni giorno ma, sopratutto per il timbro vocale e le movenze che, destabilizzano di chi ha vissuto gli anni di Craxi. Favino non è nuovo al mondo del biopic, ricordiamo Bartali e il più recente Il traditore, e qui scala un livello superiore con la sua recitazione, indossando la maschera dell’attore a 360 gradi e rispolverando tutti gli insegnamenti dei suoi attori dell’Accademia di arte drammatica.
Amelio ci tiene a non dare un giudizio sul suo protagonista, prova ad umanizzarlo a tutti i costi per sensibilizzare lo spettatore, svestendolo del mantello e della corona che ha portato per anni. A tratti ci riesce, merito di una sceneggiatura frutto di ricerche da parte di Gianni Amelio e Alberto Taraglio, in cui non sentiamo il velo opinionistico su Craxi bensì lo compatiamo. Per la malattia, per il rapporto con la figlia, l’assenza con il figlio che prova a compiacerlo e avvicinarsi a lui con chitarra e voce, per il nonno che vorrebbe essere.
Non vi aspettate di scoprire chi era Bettino Craxi, piuttosto speriamo che questo film sia un punto di partenza per approfondire la storia politica del nostro Paese.
“Hammamet” di Gianni Amelio, con Pierfrancesco Favino, esce in sala il 9 gennaio, prodotto da Pepito Produzioni con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribuition.
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